Il 9 giugno nel seminario vescovile, di fronte agli studenti delle scuole superiori della città. Tra i temi: la violenza domestica e quella di genere

Il Circolo “Anima”, gestito da Franco Costantino, solido operatore dell’area del disagio, in collaborazione con il Comitato Provinciale di Savona, porta in scena mercoledì 9 giugno nel seminario vescovile di Savona lo spettacolo teatrale “Il Lupo”: sul palco, gli attori detenuti della storica Compagnia Stabile Assai . L’iniziativa, sostenuta dal Settore della Promozione Sociale di AiCS, vuole porre l’accento su un tema di grande attualità: la violenza di genere. La manifestazione che è finanziata dalla Fondazione De Mari, prevede la partecipazione di studenti delle scuole superiori della città.

Il Settore della Promozione Sociale, coordinato dal responsabile nazionale Antonio Turco, da sempre investe energie per la diffusione della cultura del rispetto nei confronti della diversità di genere e in particolare verso quello che è uno dei problemi centrali del rapporto tra uomo e donna costituito dalla violenza domestica. La scelta di rapportarsi costantemente alle scuole è quella di favorire una crescita armonica nella cultura dei ragazzi per la diffusione di un progetto relazionale basato sulla “parità di genere”.

Lo spettacolo, scritto e diretto da Antonio Turco (alla stesura ha offerto un suo contributo in precedenza la Pedagogista Tamara Boccia che condivide da anni l’esperienza teatrale all’interno delle carceri della Campania), porta in scena gli attori storici della compagnia come Daniele Arzenta e Angelo Calabria, o come Cosimo Rega, orso d’oro a Berlino in “Cesare non deve morire”,  ma anche l’attore  professionista Arcangelo Iannace, coautore del testo e il giovane Luca Mariani.

Il coordinamento musicale è dello storico bassista di Rino Gaetano, Roberto Turco.

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Sinossi de “Il Lupo”:

Pier Paolo Pasolini, Derek Jarman, Bernard Marie Koltès, Franca Rame, Leroy Jones sono solo alcuni degli autori cui fanno riferimento i monologhi e i dialoghi che saranno interpretati dagli attori-detenuti della storica Compagnia di Rebibbia.

La violenza domestica, l’odio razziale verso i “neri” negli Stati Uniti e verso le minoranze etniche, l’emarginazione sociale degli immigrati, la condanna morale dell’omosessualità, sono le tematiche che troveranno una declinazione drammaturgica nella nuova opera della Compagnia.

L’aspetto significativo è l’invito alla riflessione che attivano i detenuti e gli ex detenuti che formano la Compagnia, a testimoniare come il processo di separazione sociale, cui sono stati condannati, si è tradotto in una presa di coscienza solidaristica verso le altre categorie che subiscono odio, violenza e discriminazione.