[vc_row][vc_column][vc_column_text]Manoel Francisco dos Santos, (Magé28 ottobre 1933 – Rio de Janeiro20 gennaio 1983).

Conosciuto con lo pseudonimo Garrincha o Mané Garrincha, è stato un calciatore brasiliano, ala destra ricordata specialmente per la sua militanza col Botafogo e la Selezione nazionale del suo Paese. È considerato uno dei più grandi dribblatori della storia del calcio e, da molti, come il miglior interprete nel suo ruolo. Occupa la 8a posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da IFFHS e la 20a in quella pubblicata dalla rivista World Soccer. Spesso visto come il miglior calciatore brasiliano dopo Pelé, è il terzo maggior cannoniere della storia del Botafogo. Garrincha fu afflitto da diversi difetti congeniti: un leggero strabismo, la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino, sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe. Per via di tale malformazione – secondo altre fonti dovuta alla poliomielite o alla malnutrizione- i medici lo dichiararono invalido e gli sconsigliarono di praticare il calcio. Il soprannome “Garrincha” gli fu attribuito dalla sorella perché il suo aspetto minuto le ricordava quello di una specie di uccelli che egli era solito cacciare da bambino. Quando Garrincha cominciò a praticare il calcio il soprannome avrebbe mutato accezione, ben attagliandosi alla particolare andatura dovuta all’handicap fisico che veniva evidenziata durante le corse effettuate sul campo da gioco, simile a quella di un uccellino che saltella. Fu anche noto come L’angelo dalle gambe storte e Alegria do Povo (Gioia del Popolo).

 

Caratteristiche tecniche

La miglior dote di Garrincha consisteva certamente nel suo particolarissimo dribbling, giocata che eseguiva nel compiere due diversi tipi movimenti: tagliare verso l’interno del campo o, tipicamente, allargarsi verso destra, sempre partendo palla al piede dal proprio settore di competenza, posto nei pressi della linea laterale del rettangolo di gioco; Garrincha, dopo aver ricevuto il pallone sulla fascia, puntava l’avversario diretto per poi arrestarsi, inducendo il marcatore a fermarsi a sua volta, dopodiché si lanciava verso destra, ripiegando successivamente sul lato opposto. L’ala ripeteva la giocata più di una volta, allorquando decideva di superare il difensore ormai disorientato con una definitiva accelerazione ancora sulla destra. Il dribbling era reso particolarmente efficace dall’esplosività dello scatto e dall’imprevedibilità dei movimenti dovuta all’asimmetria degli arti inferiori. Garrincha abusava spesso di questa abilità, giacché soleva dribblare gli avversari e attendere che ritornassero sui propri passi così da superarli una seconda volta, per puro diletto. In carriera dimostrò di avere propensione al gol pur non essendo una prima punta, grazie al tiro potente e preciso di cui era dotato; era inoltre in grado di battere dei calci da fermo carichi d’effetto denominati “tiri a banana”, perché il pallone descriveva una traiettoria curva a guisa di quel frutto. Garrincha si rivelava decisivo anche con i continui traversoni che effettuava a beneficio dei compagni, come peraltro attestato dalle realizzazioni di Vavá durante i Mondiali del 1958, rese possibili proprio dai suoi assist. Secondo l’ex compagno di Nazionale Tostão “Garrincha fu geniale perché, oltre ai dribbling sensazionali, aveva ottima tecnica, dava passaggi precisi e fece tutto questo per molti anni nel Botafogo e in due Coppe del Mondo”. Garrincha può essere considerato come un talento naturale, la cui abilità derivava da un dono e non dal costante allenamento. Per contro, i suoi maggiori difetti consistevano nell’individualismo e nella mancanza di disciplina. Garrincha è ritenuto il massimo rappresentante del cosiddetto “futebol moleque”, ovvero di uno stile calcistico incentrato sull’inventiva e sull’improvvisazione, dove gli schemi tattici sono secondari rispetto al talento naturale del calciatore, visto come la quinta essenza del calcio brasiliano e la negazione di quello tipicamente europeo. Ciò ha portato i critici e i tifosi a interpretare Garrincha e Pelé, i due maggiori calciatori brasiliani dell’epoca, come due opposti, sottolineando da un lato l’irriverenza e l’approccio squisitamente ludico del primo, dall’altro l’efficacia e l’efficienza del secondo; uno dionisiaco, l’altro apollineo, o ancora, “un artista e un atleta” .

Carriera

Garrincha disputò cinquanta partite ufficiali con la Selezione Nazionale, perdendo solamente l’ultima: Ungheria-Brasile del 15 luglio 1966. Con lui e Pelé in campo contemporaneamente la squadra non subì mai alcuna sconfitta; delle quaranta partite che giocarono assieme, la Nazionale brasiliana ne vinse trentacinque e pareggiò le rimanenti cinque; Pelé segnò quarantacinque gol e Garrincha dieci. Partecipò a due edizioni della Coppa America (1957 e 1959) e a tre edizioni dei Campionati Mondiali di calcio: Svezia 1958, Cile 1962 e Inghilterra 1966, vincendo le prime due. Infatti il Mondiale cileno è ricordato come il mondiale di “Garrincha”, in cui conquistò il titolo di capocannoniere e miglior giocatore della competizione. Infatti si può dire che solo due giocatori nella storia sono riusciti a vincere un Mondiale da “soli”, Diego Armando Maradona(Messico 1986) e Manè Garringha(Cile 1962). A livello di club, nei suoi anni migliori Garrincha gioca nel Botafogo (1953-1965) dove espresse il suo miglior calcio segnando ben 102 reti in 325 presenze, e riuscendo a vincere 3 Campionati Carioca(1957-1961-1962) e 2 Tornei Rio-San Paolo(1962-1964), milita anche nel Corinthians, Atletico Junior, Flamengo e nell’ Olaria ma le sue prestazioni non sono più decisive come quelle con il Botafogo e della nazionale brasiliana a causa dei problemi con l’alcol. Garrincha è scomparso nel 1983 ed ha ricevuto sepoltura nel cimitero Raiz da Serra a Rio de Janeiro.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpionico [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]