[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il fondatore della compagnia teatrale carceraria di AiCS, Antonio Turco: “Con il teatro, la sua vita aveva recuperato un senso”. Orso d’oro a Berlino con “Cesare non deve morire”

E’ morto a Roma Cosimo Rega, 69 anni, attore ed ex ergastolano, volto di punta della Compagnia Stabile Assai di Rebibbia, fondata negli anni Ottanta da Antonio Turco, responsabile dell’area Promozione sociale di AiCS, e da sempre sostenuta dall’Associazione italiana cultura sport. Così lo stesso Turco lo ricorda.  

In soli tre mesi una forma tumorale molto aggressiva ha ucciso Cosimo Rega, il detenuto ergastolano che per oltre trenta anni è stato il capocomico della Compagnia Stabile Assai – scrive Turco -. Di recente aveva ottenuto la liberazione condizionale, dopo aver espiato 44 anni di carcere. La sua tormentata esistenza aver recuperato un senso grazie all’impegno teatrale che lo ha visto protagonista nella maggior parte degli spettacoli messi in scena dalla Compagnia. La sua persona era diventata nota tanto a Salerno e Napoli, quanto a Belluno e Savona o Lecce o Torino o Forlì. Molti presidenti e operatori provinciali hanno dialogato con lui attraverso Facebook. Cosimo nel 1984 aveva scritto insieme a me ‘Bazar napoletano’, la prima opera teatrale che ha visto tra gli autori, un detenuto. La sua passione per Eduardo lo ha portato ad essere apprezzato dalla famiglia De Filippo e da Pupella Maggio che lo onorava della sua amicizia. E proprio dopo aver visto una accurata edizione di ‘Filumena Marturano’ messa in scena nel Teatro del Nuovo complesso di Rebibbia, i fratelli Taviani decisero di scrivere  ‘Cesare deve morire’, il film con cui si aggiudicarono l’Orso d’oro di Berlino nel 2011”.

Dopo aver avuto la semilibertà – prosegue Antonio Turco – Cosimo si è attivato incessantemente per offrire soprattutto agli studenti di decine di scuole italiane una visione non edulcorata del carcere. La sua  consapevole ammissione di colpa si esprimeva nella considerazione finale di ogni suo intervento:  ‘sono diventato un ex camorrista, ma non potrò mai dimenticare di essere stato un assassino’. Sulla sua vita e sul rapporto con la moglie, Gelsomina, che gli ha dedicato tutta la sua esistenza, è stato di recente elaborato e realizzato lo spettacolo ‘Sumino o’ falco’ con la regia della grande Daniela Marazzita. Nello spettacolo una frase emergeva sulle altre. Quando Cosimo, dopo essere stato condannato all’ergastolo, disse alla moglie:  ‘sei ancora giovane e bella, non venire più a colloquio, rifatti una vita’, Lei rispose: ‘non saranno le mura di questo carcere a impedire il nostro amore’. Un giorno Ti raggiungerò in cielo e scriveremo finalmente lo spettacolo che avremmo voluto fare da tempo: ‘i puverielle’, quelli a cui abbiamo dedicato ricca parte della nostra vita. Nel frattempo continuerò a parlare di Te e del Tuo amore per il teatro”.

 

I funerali si terranno il 31 agosto nella sua città, Angri.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]