AiCS risponde a Pro Vita: lo sport resti un diritto umano, AiCS promuove lo sport di base
Roma, 12 gennaio 2024 – “L’identità Alias non solo non è discriminatoria ma è una garanzia di pari opportunità: perché lo sport sia davvero un diritto per tutte le persone, serve andare incontro ai bisogni emergenti e dare risposte a chi non si sente tutelato negli ambiti sportivi. Serio e analitico il lavoro di AiCS per garantire l’attività sportiva di parità: qui 6 atleti su 10 e 1 dirigente su 3 sono donne, un risultato frutto anche di progetti di ricerca come Jump the gap, che ci ha portato a costruire politiche ancora più inclusive per le donne nello sport”.
Così AiCS Associazione italiana cultura sport risponde alle dichiarazioni di Pro Vita sul tesseramento Alias avviato dall’ente di promozione sportiva dal 2024.
Pro Vita dimostra di non saperne troppo di sport mescolando le olimpiadi con lo sport di base. Il CIO, Comitato Olimpico internazionale, ha stabilito che il vantaggio competitivo delle atlete trans non può essere dato per scontato a priori. Il dibattito tra le federazioni deriva dal fatto che gli sport sono tutti diversi: la Federcalcio tedesca, ad esempio, sta sperimentando l’accesso delle atlete trans nelle categorie femminili dilettantistiche. Ma AiCS si occupa di altro: di accesso allo sport per tutti e di sport amatoriale.
“A differenza di quanto scritto da Pro Vita, l’identità Alias dà accesso automatico alle attività sportive non competitive in AiCS, mentre per le competizioni amatoriali organizzate dal nostro ente, è allo studio un lavoro di analisi dei singoli sport in linea con quanto raccomandato dal Comitato Olimpico, cioè la produzione di evidenze concrete. L’esigenza – precisa il presidente di AiCS Bruno Molea – nasce infatti proprio dalla ricerca. Lo studio Outsport promosso da AiCS nel 2019 e la ricerca SGS, pubblicata nel 2023, mostrano come tantissime persone trans o non binary (il 50% del totale) non fanno sport per ragioni legate al proprio genere (SGS). E ancora (Outsport): la violenza fisica e verbale nei confronti delle persone transgender nello sport è tre volte superiore (40%) a quella verso le persone lesbiche, bisessuali, omosessuali (16%). Si tratta quindi di una questione di accesso allo sport e di diritti umani
Nel dettaglio, chi vive un’incongruenza di genere potrà scegliere di tesserarsi con un nome di elezione, un “Alias”, che comparirà sulla tessera e nei documenti interni. Chi sceglie l’opzione Alias, vedrà aprirsi una casella aggiuntiva per un nuovo nome di elezione. La sua tessera digitale, a questo punto, si modificherà automaticamente e mostrerà il nome di elezione. Lo stesso vale per i tesserini tecnici, per allenatori e allenatrici, per i tesserini sportivi, per soci che praticano solamente sport, e per l’App AiCS 2.0, primo strumento di utilizzo per la tessera digitale.
Nulla cambierà invece a livello gestionale interno: l’identità anagrafica sarà conservata, ma al pubblico sarà mostrata solamente l’identità Alias. Il nuovo tesseramento prevede anche: una policy strutturata; un referente Alias, raggiungibile via e-mail in grado di dare un primo ascolto a persone in transizione che fanno sport e di indirizzarle nei centri specializzati; un programma di formazione capillare del personale Dirigente e Tecnico in fase di sviluppo, un indirizzo per segnalare eventuali casi di discriminazione in base a orientamento sessuale o identità di genere.
“Considerato tutto ciò, è evidente che il tesseramento Alias rappresenta un’opportunità in più, di parità, già diffuso in oltre 300 scuole italiane, oltre 30 atenei e diversi comuni” – conclude Molea.