Piero D’Inzeo (Roma, 4 marzo 1923 – Roma, 13 febbraio 2014) fu, insieme al fratello minore Raimondo, uno dei più importanti cavalieri della storia italiana e mondiale nella disciplina del salto ostacoli.
Piero D’Inzeo iniziò a montare fin da piccolo per volere del padre, il quale, provenendo dalle vallate abruzzesi in cui i cavalli hanno una storia millenaria, aveva una grande conoscenza di questi animali, che perfezionò poi quando entrò nell’esercito. Piero, al contrario del fratello, più irruento e aggressivo, era calmo e obbediente e fin da subito fece notare le sue grandi doti in sella. I due entrarono in competizione fin dai primi concorsi. Parteciparono alla loro prima gara (riservata agli allievi delle scuole) nel maggio 1936 a Piazza di Siena, dove Piero ottenne la sua prima vittoria. Nel 1939 entrambi presero parte al Campionato Italiano Juniores, gara divisa in tre giornate e caratterizzata da tre prove (dressage, cross e salto) in cui gareggiarono per la Scuola del Foro Mussolini, chiamata anche Farnesina e diretta da Costante D’Inzeo. La squadra vinse e nella graduatoria individuale Piero arrivò secondo ex equo con Bruno Silvestri, della Società Napoletana di Equitazione.
Nonostante lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si continuarono a disputare diverse gare nazionali. Nel mese di marzo del 1940 la Società Romana di Equitazione a Villa Umberto organizzò nove giornate di gara; il programma prevedeva una sola prova divisa in tre classi, il Premio Villa Borghese, che vide proprio Piero vincitore in sella a Goccia D’Oro, una cavalla di soli sei anni di cui lui parla nel suo libro “Oltre la vittoria”.
Nel 1942 venne mandato in Accademia a Modena, trasferendosi successivamente a Lecce e divenne Ufficiale dell’Arma di Cavalleria. La sua prima vittoria con la divisa di sottotenente la ottenne nel 1946 nel concorso all’Acqua Acetosa a Roma con Fior di Rose.
Quell’anno vinse anche il suo primo Gran Premio nazionale a Torino con la stessa cavalla e partecipò al suo primo concorso internazionale all’estero. L’anno seguente gareggiò per la prima volta nella Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena, dove l’Italia arrivò prima e nel 1947, inoltre, vinse la prima gara di Potenza della sua vita. Successivamente si aprì per lui una nuova pagina della sua carriera, quella da cavaliere internazionale. A soli 24 anni prese parte per la prima volta ad una Coppa delle Nazioni all’estero con altri tre cavalieri italiani, ovvero al concorso di Lucerna, prima grande trasferta per l’Italia all’estero dopo il conflitto mondiale. Nonostante le numerose difficoltà del percorso, la squadra riuscì a chiudere al quarto posto e ad ottenere diversi successi individuali. Subito dopo Piero partecipò all’International Horse Show di Londra, dove per lui arrivò la prima vittoria internazionale individuale, in sella ad Ernani. Nel gennaio 1949 una delle più importanti riviste di cavalli, “Cavallo Italiano” pubblicò una classifica dei cavalieri italiani, riferita al 1948, in cui vennero sommate le vittorie riportate nella stagione agonistica divise in quattro colonne in base al tipo di concorso e fu proprio Piero ad aggiudicarsi il primo posto con ben due internazionali ufficiali, quattro internazionali e sette nazionali.
Ma è a partire dagli anni ‘50 che iniziò a prendere parte ai concorsi più importanti, potendo contare anche su un grande parco cavalli. Insieme al fratello partecipò a 8 Olimpiadi consecutive.
Fece il suo debutto a Londra nel 1948, partecipò poi a Helsinki nel 1952. Nel 1953 prese parte alla prima edizione di Campionato del Mondo a Parigi, ottenendo il quarto posto con uno dei suoi migliori cavalli, Uruguay probabilmente il suo cavallo della vita, di cui il cavaliere parla anche nel libro prima citato, dicendo che con lui ha trascorso i momenti più lieti e amari di tutta la sua vita sportiva e che dal punto di vista tecnico nessun cavallo gli ha dato tante soddisfazioni quanto Uruguay. Sempre con questo cavallo ottenne la sua prima grande vittoria olimpica a Melbourne nel 1956, ovvero la medaglia d’argento a squadre e il terzo posto individuale. Seguì l’oro nei Campionati Europei nel 1959, dopo la medaglia d’argento conquistata l’anno prima ad Aquisgrana. Ma la sua gara più importante fu probabilmente quella dei Giochi Olimpici di Roma il 7 settembre 1960, dove, oltre a vincere la medaglia di bronzo a squadre, arrivò secondo su un totale di 61 partenti ma preceduto dal fratello Raimondo, mandando in delirio il pubblico di Piazza di Siena.
Continuò a piazzarsi anche nelle seguenti Olimpiadi, fino al 1976, totalizzando due argenti e quattro bronzi. Vinse, inoltre, molti Gran Premi a livello nazionale e internazionale e tre volte la King George Gold Cup di Londra, “conquistando” la Regina Elisabetta. Piero fu non solo un grande atleta ma anche un grande uomo; nel suo libro, per esempio, dice di non aver mai considerato gli altri concorrenti come avversari o antagonisti, ma come collaboratori al suo successo.
Morì nel 2014 a pochi mesi di distanza dal fratello. Oggi è a loro dedicato il concorso internazionale di Piazza di Siena (luogo che li ha visti protagonisti nelle Olimpiadi del 1960), che si svolge ogni anno nel mese di maggio a Villa Borghese e di cui Piero detiene al momento il record con ben sette vittorie nel Gran Premio Roma.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpionico