[vc_row][vc_column][vc_column_text]Anastasi Pietro 

Anastasi Pietro nasce nella zona industriale di Catania il 7 aprile 1948, da una modesta famiglia operaia. Sin dalla giovane età si appassionò al calcio, tanto da marinare varie volte la scuola per andare a giocare a pallone in strada. Durante la militanza nel Varese conobbe la sua futura moglie, Anna, che in seguito gli darà due figli; dopo il ritiro dall’attività agonistica, si stabilì definitivamente nella città varesina.
Dopo gli esordi nella Massiminiana e la ribalta nel Varese, legò la sua attività calcistica soprattutto alla Juventus, squadra nella quale militò per otto stagioni a cavallo degli anni 1960 e 1970 diventandone uno degli uomini-simbolo, nonché tra i più amati dai tifosi, fino a esserne nominato capitano dal 1974 al 1976; con i bianconeri vinse tre campionati di Serie A, nel 1971-1972, 1972-1973 e 1974-1975, disputando inoltre le finali di Coppa delle Fiere, nel 1971, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale, queste ultime entrambe nel 1973.
Considerato uno dei migliori attaccanti italiani della sua generazione, giocò con la squadra torinese un totale di 258 partite in Serie A realizzando 78 reti, laureandosi capocannoniere della Coppa delle Fiere 1970-1971 e della Coppa Italia 1974-1975, prima di una precoce parabola discendente che lo portò a chiudere la carriera con le maglie di Inter, Ascoli e Lugano. Ha disputato complessivamente 338 gare nella massima serie italiana segnando 105 gol; è stato inoltre il secondo marcatore della categoria, nel 1968-1969, e il terzo in altre due occasioni, nel 1969-1970 e 1973-1974.Campione europeo con la Nazionale italiana nel 1968, in azzurro ha giocato 25 partite siglando 8 reti.

Caratteristiche tecniche

Anastasi Pietro fu un attaccante dotato di scatto e velocità, «mobilissimo e imprevedibile», caratteristiche che gli permettevano, tra le altre cose, di sopperire ad alcune lacune tecniche, Dal fisico «corto e robusto», aveva inoltre dalla sua un buon palleggio, seppur molto singolare, una grande prontezza di riflessi e, anche per via di un innato opportunismo, rapidità nel concludere a rete. Viene erroneamente ricordato come una prima punta, quando in realtà era per sua stessa ammissione «un uomo d’area che sapeva anche manovrare», a suo agio pure spalle alla porta. Definitosi, decenni dopo il ritiro, una sorta di falso nueve ante litteram, il siciliano era a ben vedere un attaccante che soleva spaziare per il campo – cosa che gli accadeva ancor più in Nazionale, dove spesso si ritrovava a stazionare fisso all’ala, che non nelle squadre di club –, uscendo spesso dall’area di rigore a prendere la sfera e, giostrando quasi da trequartista poi, «inventare palle gol» effettuando cross dal fondo o servendo assist.

Carriera

Dopo gli inizi nella formazione dell’oratorio San Filippo Neri di Catania e poi nella Trinacria, approdò ancora in giovane età alla Massiminiana, in Serie D, dove si mise in luce nel suo secondo campionato, quello del 1965-1966, segnando 18 reti in 31 partite che aiutarono i giallorossi, nati appena sette anni prima, a vincere il proprio girone e ottenere così una storica promozione in Serie C, massima categoria raggiunta dall’oggi scomparso club. Proprio nel corso di quel torneo riuscì a destare, per una serie di fortuite circostanze, le attenzioni del direttore sportivo del Varese. L’attaccante lasciò così la Sicilia per approdare al Varese, in Lombardia, tra le file dei biancorossi all’epoca militanti in Serie B, fu la stagione 1967-1968 della sua affermazione ad alti livelli. Complessivamente nella sua prima stagione in Serie A Anastasi realizzò 11 reti in 29 partite, contribuendo alla positiva settima piazza in graduatoria del Varese.

Juventus

1968-1970
Le prestazioni offerte a Varese fecero convergere su Anastasi le attenzioni delle grandi squadre italiane. La spuntò la Juventus che nel maggio del 1968 lo acquistò per la cifra-record di circa 650 milioni di lire: una somma considerevole per l’epoca, che ne fece addirittura il calciatore più pagato al mondo di quel decennio. Inizialmente il giovane sembrava destinato all’Inter, intervenne Gianni Agnelli con una trattativa-lampo andò ad accordarsi direttamente con il presidente varesino Giovanni Borghi mettendo sul piatto, in aggiunta ai soldi del cartellino, pure una fornitura di compressori di frigoriferi per la Ignis, l’azienda di Borghi, da parte della FIAT. Debuttò in bianconero il 29 settembre di quell’anno, realizzando subito una doppietta con la nuova casacca nel 3-3 di Bergamo contro l’Atalanta. Nelle prime due stagioni a Torino fu allenato dapprima da un “sergente di ferro” quale Heriberto Herrera, poi da Luis Carniglia, con cui non ebbe un buon rapporto, e infine da Ercole Rabitti pur essendo il più giovane dello spogliatoio, dimostrò di non patire l’impatto con una big chiudendo i suoi primi due campionati a Torino entrambi a quota 15 reti.

1970-1974

Il ragazzo del Sud entusiasmò per il suo modo di giocare a tutto istinto, stop approssimativi, scatti, gol incredibili e per quel suo modo d’essere profondamente juventino mentre Bettega, il suo esatto opposto, distillato d’eleganza, straordinario nel gioco di testa, rifornito con generosità di cross dal ragazzo di Sicilia. I due fecero la fortuna dei bianconeri.
Anastasi soprannominato dai tifosi bianconeri il Pelé Bianco, dovrà attendere il 1971-1972 per festeggiare il suo primo scudetto. Con i bianconeri raggiunse inoltre nel 1973 due finali, quella di Coppa Italia e, per la prima nella storia del club, quella di Coppa dei Campioni, entrambe perse contro, rispettivamente, il Milan e l’Ajax di Kovács e Cruijff.
Il centravanti tornò su alti livelli realizzativi dodici mesi più tardi, marcando 16 gol in campionato – mettendo a referto il 12 maggio 1974 la sua prima tripletta in casa bianconera, nella vittoria casalinga 3-1 sulla Fiorentina.

1974-1976

Nel campionato 1974-1975 arrivò per il neocapitano bianconero il terzo scudetto, e un buon cammino europeo con il raggiungimento della semifinale di Coppa UEFA, da cui i torinesi vennero estromessi per mano degli olandesi del Twente. Sul piano personale l’attaccante primeggiò, in virtù di 9 gol in 10 incontri, nella classifica marcatori della Coppa Italia, ma soprattutto fu autore di uno storico record durante Juventus-Lazio (4-0) del 27 aprile 1975 quando, alzatosi dalla panchina a venti minuti dal fischio finale, dall’83’ all’88’ mise a segno tre reti nello spazio di cinque minuti: nessun giocatore subentrante aveva mai siglato prima una tripletta nel campionato italiano, un exploit che sarà eguagliato solamente dal milanista Kevin-Prince Boateng trentasei anni più tardi.
Fu anche la stagione in cui nacquero i primi screzi con Parola, per via delle sempre più frequenti esclusioni dall’undici titolare. Anastasi concluse la sua lunga esperienza alla Vecchia Signora dopo otto stagioni, 205 partite e 78 reti in Serie A, e complessivamente 303 presenze e 130 gol tra campionati e coppe; della squadra juventina detiene i record di reti (12) e marcature multiple (2) in Coppa delle Fiere, e tuttora il primato di gol in Coppa Italia (30). Rimasto a distanza di decenni tra i calciatori più popolari tra la tifoseria juventina, e riconosciuto dal club piemontese come uno dei più importanti della sua storia, dal 2011 è tra i cinquanta bianconeri omaggiati nella Walk of Fame allo Juventus Stadium.

Inter

Dopo essere finito ai margini della squadra torinese per questioni disciplinari, e additato da una parte degli osservatori, assieme a Capello tra i capri espiatori del fallimentare epilogo della stagione 1975-1976 in casa juventina, nell’estate seguente Giampiero Boniperti si diede da fare per cercare una nuova sistemazione ad Anastasi. Fu a questo punto che nella carriera dell’attaccante rifece capolino l’Inter di Ivanoe Fraizzoli, i due presidenti raggiunsero quindi l’accordo per uno scambio tra le loro punte, con un conguaglio di circa 800 milioni a favore della Juventus data la più giovane età del siciliano.
L’operazione di mercato destò non poco scalpore tra addetti ai lavori e tifosi, sia perché interessante due bandiere di nerazzurri e bianconeri, sia per la storica rivalità in essere tra i due club, rimanendo da allora negli annali del calcio italiano.
Anastasi andò ad agire da ala destra, in coppia con l’altro nuovo arrivato, il giovane Muraro. Ma le premesse estive vennero presto disattese, con l’attaccante che mal si integrò negli schemi nerazzurri finendo così per perdere, dall’oggi al domani, la verve sottorete e non riuscendo mai più, da qui in avanti, a ripetersi sui livelli del passato andando incontro a un rapido declino; una situazione resa ancor più frustrante per Anastasi dal dover assistere a un Boninsegna improvvisamente ringiovanito a Torino, a dispetto di prematuri giudizi ancora «integro e competitivo», che alla Juventus vincerà da protagonista campionati e coppe vestendo la “sua” maglia bianconera n. 9.
Anastasi rimase a Milano per un biennio nel quale, a dispetto di campionati mediocri, raggiunse comunque due finali consecutive di Coppa Italia, sollevando l’unica della sua carriera al termine dell’edizione 1977-1978.

Ascoli e Lugano

All’età di trent’anni, nell’estate del 1978 Anastasi tornò dopo due lustri in provincia passando all’Ascoli. Con i bianconeri del presidente Costantino Rozzi militò in Serie A per altre tre stagioni, segnando 9 gol, e perdendo il posto da titolare solamente nell’ultima, complice anche un serio infortunio che lo tenne lontano dai campi per cinque mesi.
L’annata migliore si rivelò la seconda, 1979-1980, quando con 25 presenze e 5 centri contribuì al sorprendente quarto posto in campionato, il miglior piazzamento della loro storia, degli ascolani di Giovan Battista Fabbri, il quale schierò il catanese come seconda punta, alternandolo a Pircher, fu inoltre il torneo in cui Anastasi festeggiò il traguardo della centesima rete in massima serie, realizzata il 30 dicembre 1979 a Torino, proprio alla “sua” Juventus.
Disputò infine la sua ultima annata da calciatore in Svizzera, dove dopo un periodo di prova si aggregò da svincolato, nell’ottobre del 1981, al Lugano, qui, ormai trentaquattrenne, nel 1981-1982 tornò in doppia cifra con 10 reti in 14 partite della Lega Nazionale B, l’allora seconda serie elvetica, prima di appendere definitivamente gli scarpini al chiodo.

Nazionale

Tra il 1967 e il 1968 Anastasi ebbe le prime esperienze in azzurro, vestendo le maglie di rappresentative nazionali quali l’Under-21, con cui vinse la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi 1967 e l’Italia B, e mettendo a referto, rispettivamente, 6 presenze e 2 reti con gli azzurrini, e 4 partite e 2 gol con i cadetti.
L’8 giugno 1968 arrivò l’esordio in Nazionale A, allo stadio Olimpico di Roma, scendendo in campo da titolare, a vent’anni da poco compiuti, nella finale del campionato d’Europa 1968 contro la Jugoslavia finita in parità , confermato in squadra nella ripetizione giocata due giorni dopo, stavolta segnò con una mezza rovesciata dal limite dell’area, il definitivo 2-0 che valse agli azzurri il primo titolo continentale. Nel 2014 l’UEFA, in occasione del proprio sessantenario, inserirà quella rete tra le 60 più belle nella storia del calcio europeo.
Stabilmente nel giro azzurro a cavallo degli anni 1960 e 1970, fu inizialmente incluso nella rosa italiana per la spedizione al campionato del mondo 1970 in Messico ma, a causa di un colpo al basso ventre datogli per scherzo da un massaggiatore, fu costretto a operarsi ai testicoli e a saltare la competizione iridata. Dopo aver mancato con la Nazionale la qualificazione al campionato d’Europa 1972, ha poi fatto parte dei convocati per il campionato del mondo 1974 in Germania Ovest, scendendo in campo da titolare nella tre partite disputate dall’Italia prima dell’eliminazione al primo turno, e siglando una rete nel 3-1 ad Haiti nella sfida d’esordio del 15 giugno.
Nel novembre di quell’anno fece la sua ultima apparizione in azzurro, nella sconfitta 1-3 di Rotterdam contro i Paesi Bassi, in un match valevole per le qualificazioni al campionato europeo di calcio 1976. Chiuse così la sua esperienza in Nazionale, con 25 partite giocate e 8 reti segnate.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpico.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]