[vc_row][vc_column][vc_column_text]Mark Spitz nasce a Modesto, California, il 10 febbraio 1950. Con la famiglia si trasferisce per quattro anni alle isole Hawaii dove inizia a nuotare sotto gli insegnamenti del padre. All’età di sei anni Mark ritorna negli USA, a Sacramento, dove continua a coltivare la passione per il nuoto. Il padre Arnold è il suo più importante motivatore: sin dalla tenera età ripeteva al figlio la famosa frase: “Nuotare non è tutto, vincere lo è”.

La carriera

La leggenda di Mark Spitz nasce e finisce alle Olimpiadi del 1972 a Monaco di Baviera. Fu lui a salvare l’edizione dei giochi, funestata dall’attentato terroristico nel villaggio olimpico per mano di dissidenti palestinesi, che uccisero due membri della squadra di Israele e ne tennero in ostaggio altri nove. Mark Spitz, ebreo-americano, prima dei giochi bavaresi, era considerato un buon nuotatore, capace di andare a medaglia. Nessuno certo pensava che potesse diventare in tre settimane lo sportivo più famoso della storia olimpica. Mark inizia a far sul serio a nove anni, quando si iscrive alla Arden Hills Swim Club, dove conosce il suo primo coach, Sherm Chavoor. Il nuoto è una vera ossessione per il padre che vuole a tutti i costi che Mark diventi il numero uno; in quest’ottica Arnold decide di trasferire la famiglia a Santa Clara, sempre in California, per permettere a Mark di entrare nella prestigiosa Santa Clara Swim Club. I risultati arrivano in fretta: tutti i record juniores sono suoi. Nel 1967 vince ben 5 ori ai giochi Pan-Americani. Le Olimpiadi di Città del Messico del 1968 dovevano essere la definitiva consacrazione. Alla vigilia dei giochi Mark Spitz dichiarerà che avrebbe vinto 6 medaglie d’oro, cancellando dalla memoria collettiva il record di 4 ori ottenuto da Don Schollander ai giochi di Tokyo del 1964; era così sicuro delle sue potenzialità che considerava un secondo posto un vero affronto alla sua classe. Le cose non vanno come previsto: Mark nelle gare individuali raccoglie solo un argento e un bronzo, vincendo due ori solo nelle staffette USA. La delusione di Città del Messico è per Mark Spitz un trauma; decide di superare questo momento con duri e frenetici allenamenti. Si iscrive alla Indiana University, il suo coach è Don Counsilmann, il suo obiettivo è uno solo: riscattarsi ai giochi di Monaco 1972. Alla vigilia dei giochi, dopo aver conseguito la laurea, si mostra più cauto ed estremamente concentrato. Il suo tuffo nella leggenda inizia con la gara dei 200 metri farfalla, seguita dal successo nei 200 metri stile libero. Non fallisce nella sua gara preferita, i 100 metri farfalla. L’ostacolo maggiore sono i 100 metri stile libero; Spitz considera questa prova il suo punto debole, ma l’entusiasmo derivato dai 3 ori già conquistati, lo fa volare con il tempo record di 51’22. Anni dopo dichiarerà : “Sono convinto di essere riuscito a compiere una grande impresa perché dopo i primi tre ori, nella testa dei miei avversari vi era un’unica preoccupazione e un un’unica domanda: «Chi di noi arriverà secondo?»”. Le staffette USA erano da sempre considerate le più forti e anche in questa occasione non tradiscono. La perfezione dei 7 ori giunge grazie ai successi nella 4×100 e 4×200 stile libero e nei 4×100 misti. Spitz diviene una leggenda, un mito vivente, alcuni cominciano a dubitare persino della sua provenienza terrestre. Sponsor, fotografi, addirittura i produttori di Hollywood lo tempestano di attenzioni e di contratti. La tragedia dell’attentato palestinese, a poche ore dalla conquista del suo settimo oro, oltre all’intero mondo sportivo, sconvolge però Mark. Lui, ebreo, alloggiava vicino alla delegazione israeliana bersaglio dei terroristi. Prima della conclusione dei giochi, sconvolto, lascia Monaco, nonostante le insistenze degli organizzatori e dei media. Fu l’ultima volta che si vide Mark Spitz in vasca; si ritirò dopo le imprese di Monaco, giustificando questa sua scelta con la celeberrima frase: “Che cosa potrei fare di più? Mi sento come un fabbricante di automobili che ha costruito una macchina perfetta”. Lasciato il nuoto, per qualche tempo divenne uomo-immagine di numerosi sponsor e fece qualche comparsa nelle produzioni Hollywoodiane. La leggenda di Spitz durò una sola Olimpiade; molti fecero speculazioni su quei successi improvvisi e sul suo seguente ritiro. Infastidito dalle voci Mark decise l’azzardo di prepararsi per i giochi olimpici di Barcellona 1992. A 42 anni suonati provò a partecipare ai Trials ma non raggiunse il tempo limite per la qualificazione.

Curiosità

Quel record di 7 ori in una sola edizione dei giochi è rimasto un muro, un vero e proprio limite dello sport, fino alle Olimpiadi di Pechino del 2008, quando il giovane statunitense Michael Phelps è riuscito a superare la leggenda, mettendosi al collo 8 medaglie del metallo più prezioso.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpico.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]