Patrizio Oliva, nato il 28 gennaio del 1959, da bambino ha un sogno: fare il cantante.
Papà Rocco e mamma Caterina oltre a Patrizio Oliva hanno messo al mondo altri sei figli, abitano nelle case popolari in Via Stadera a Poggioreale (un quartiere di Napoli) e non hanno tante possibilità economiche. Ma la famiglia Oliva ha nel DNA una passione per il pugilato non indifferente. Patrizio si innamora di questo sport grazie a un fratello pugile, Mario, che è stato il suo talent scout riconoscendone la stoffa da campione, e a otto anni comincia a praticarla. Il pugilato per lui e per tantissimi ragazzi funge da mezzo di riscatto nella vita, dove serve una fortissima motivazione che permette di sopportarne la durezza, i sacrifici, le privazioni e le rinunce che questo sport comporta. Una volta le palestre erano spesso un po’ fatiscenti, collocate in scantinati umidi e se un ragazzo andava in un ambiente così poco accogliente si poteva scommettere sulla sua motivazione! Una caratteristica di questo sport è che ha da sempre combattuto contro l’emarginazione, non essendo una disciplina elitaria, anche perché in passato permetteva a chiunque di mettere i guantoni praticamente gratis.
Patrizio non l’ha mai praticato per soldi, ma perché lo gratificava, lo riempiva d’orgoglio il fatto di battersi ogni volta per un titolo, di mettersi sempre in discussione per vincerlo. Appena quindicenne il fratello Ciro (che intanto comincia a disputare incontri importanti), muore e questo lutto provoca in lui una ragione in più per sfondare nel campo pugilistico (infatti dedica le sue vittorie al compianto fratello e più tardi chiama il suo primo figlio Ciro).
A Torino nel 1976 arriva il suo primo titolo italiano, che rimane ancora oggi il suo ricordo più bello. Nel 1978 diventa campione Europeo nei pesi leggeri dilettanti. Un soprannome che l’ha sempre accompagnato è quello de “lo sparviero di Poggioreale” coniato dal giornalista napoletano Franco Esposito, fine intenditore di questa disciplina per il suo passato di pugile e istruttore, perché la boxe di Oliva è veramente come quella di “un rapace che divora i passeri”. Nel 1979 partecipa ai Campionati Europei, arriva in finale e la combatte contro il sovietico Konakbaev con una prestazione perfetta battendolo nettamente. Tutti sono certi della sua vittoria, ma il verdetto finale di una giuria di parte dà la vittoria al sovietico, derubandolo ingiustamente del titolo. Ciò per Patrizio si rivela un’amara delusione e la prima ruberia politica subita. Nel 1980 arriva alle Olimpiadi di Mosca come favorito e infatti vince il titolo olimpionico nei pesi super leggeri. Il suo ct è Franco Falcinelli. Oliva non è un tipo scaramantico, non compie nessun rituale prima di ogni gara, ma quando sale sul ring ha nel cervello un block notes che sfoglia quando arriva all’angolo e mentalmente rilegge l’elenco di tutto ciò di cui si è privato, dell’allenamento a cui si è sottoposto, di tutte le fatiche che ha dovuto sopportare per essere là. Tutto ciò dà la forza e la consapevolezza a Patrizio che l’avversario che ha davanti, che lo sta sfidando e pretende di batterlo ha sbagliato persona. Nel 1981 diventa professionista e non vede nessuna differenza né risente di soggezione per il salto compiuto: il tipo di allenamenti è lo stesso, mentre cambiano i carichi di lavoro, perché fra i professionisti gli incontri prevedono molte più riprese. Non ci sono esercizi odiati o amati, più pesanti o più leggeri nelle sue sessioni di lavoro, ma è il quotidiano di per sé a risultare massacrante perché monotono, perché fare le stesse cose ogni volta, tutti i giorni alla lunga logora e solo le motivazioni, la passione e la forza di volontà lo rendono piacevole.
Nel 1983 diventa Campione Europeo nei pesi super leggeri professionisti. Patrizio adesso non pensa più come prima durante ogni incontro perché il passaggio nel mondo professionistico ha cambiato tante cose rispetto a prima: i soldi, la fama, l’oro olimpico. Ma anche le responsabilità. E sono queste che inserisce nella lista del suo block notes mentale. La forza la trae in un certo senso dalla paura: infatti dovendo comprare casa, si domanda ogni volta come farebbe nel caso in cui dovesse perdere l’incontro.
E’ la forza della paura non dell’avversario, anche perché non ha mai risentito della nikefobia, ma di perdere quello che stava costruendo. Nel 1986 diventa Campione del Mondo nei pesi super leggeri. Questo titolo, rispetto alle Olimpiadi, ha un sapore di una doppia vittoria: infatti i giornalisti danno per spacciato il pugile italiano, che invece nella finale batte l’argentino Sacco il quale, ancora oggi, rimane per Patrizio l’avversario più difficile di tutta la sua carriera. Nonostante la preparazione per il mondiale sia stata durissima, alla dodicesima ripresa Oliva è sfinito, mentre l’avversario sembra essere una macchina che non si ferma mai.
Nel 1990 diventa Campione Europeo nei pesi welter. Un altro titolo importante si aggiunge sulla bacheca dello “sparviero”, che ha come idolo Nino Benvenuti. Successivamente la motivazione e il fatto che gli obiettivi prefissati erano stati raggiunti, che non ha più nessun titolo da vincere, portano Patrizio ad uno “svuotamento”. Il pugile, dopo un incontro con Gonzales ha in mente di organizzare una conferenza stampa per dichiarare di ritirarsi, volendo appendere definitivamente i guantoni al chiodo ma lo chiama il suo agente Rocco Agostino per avvisarlo che era in trattative per farlo combattere per un miliardo di dollari in America contro Hector “Macho” Camacho e convince Patrizio a disputare il suo ultimo incontro. Ma gli organizzatori visionano le cassette dei precedenti incontri dell’italiano e dichiarano che il suo stile è simile a quello del portoricano e, avendo paura di organizzare un match non spettacolare, rifiutano. Si tenta invano con Harold Brazier ma anche con lui non si organizza niente. Alla fine, a Patrizio propongono un argentino, Juan Martin Coggi. Intanto lui continua ad allenarsi ma arriva al suo ultimo match mentalmente fuori e disputa l’incontro solo come un impegno preso. In genere prima dei match è sempre molto teso, mentre in questo si addormenta nello spogliatoio. Nelle prime due riprese l’argentino sembra timoroso e Oliva decide di fargli prendere un po’ di confidenza. Lui sa che ne ha battuti tanti con le caratteristiche di Coggi, che usano i colpi larghi, ma è senza riflessi perché spento, non è più motivato. Nel terzo round l’unica cosa che ricorda è di aver preso uno scossone elettrico e si ritrova per terra. Ancora oggi la sua consolazione di quella sconfitta è che quel pugile sconosciuto rimase campione per nove anni! Lo sparviero, o come lo soprannominò Rocco, il “Rivera del pugilato”, scende definitivamente dal ring nel 1992 con un record di 57 vittorie e 2 sconfitte.
Nella sua carriera domina nelle categorie dei pesi leggeri, super leggeri e pesi welter, disputando 55 incontri e vincendone 53 di cui 21 per ko e nel mondiale 5 incontri : 4 per la categoria pesi super leggeri vincendone 3 e per super leggeri.
Il 23 aprile del 1996 il CT della nazionale di pugilato ed allenatore di Patrizio all’epoca dell’Olimpiade di Mosca Franco Falcinelli si dimette a due mesi dall’inizio delle Olimpiadi di Atlanta e proprio Oliva viene nominato al suo posto, dichiarando di “prendere e portare questo pacco confezionato ad Atlanta ed aprirlo, perché in quella nazionale non c’è niente di suo”: effettivamente lui assume un ruolo di accompagnatore, non di allenatore. Nelle Olimpiadi del 2000 a Sydney Paolo Vidoz conquista il bronzo nella categoria pesi super massimi. L’incarico di Oliva dura sino 10 marzo 2001, quando Patrizio viene sostituito per ordine di Franco Falcinelli, che nel frattempo è diventato Presidente della Federazione Pugilistica Italiana, da Francesco Damiani. La gestione Oliva frutta, oltre l’oro di Vidoz, i terzi posti dello stesso Vidoz e di Fragomeni, Bundu e Di Corcia ai Mondiali, l’ oro di Fragomeni agli Europei (più l’ argento di Vidoz). La scelta del licenziamento, secondo lo stesso presidente, è scaturita dal fatto che Patrizio aveva un rapporto conflittuale con la maggior parte dei maestri di pugilato e per il fatto che non accettava di ridursi l’ingaggio. Presta pure il suo commento tecnico per Rai Sport negli incontri di pugilato delle Olimpiadi di Rio 2016. Nel 2019 recita nello spettacolo teatrale «Patrizio vs Oliva» di Fabio Rocco Oliva, nipote dell’ex campione, per la regia di Alfonso Postiglione. La pièce è la trasposizione teatrale del libro autobiografico Sparviero-La mia storia (Edizioni Sperling & Kupfer). Al suo fianco Rossella Pugliese, nel ruolo di sua madre.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpionico.