Nato il 16 febbraio 1979, il centauro pesarese Valentino Rossi ha dimostrato un certo feeling per i motori fin dall’età di undici anni quando ha debuttato nel campionato italiano “Sport production” nella categoria 125. Nel 1994, dopo un anno, si è classificato primo in sella alla Cagiva, così come nel 1997, a diciotto anni, è diventato campione mondiale classe 125 con l’Aprilia. È stato dunque il primo italiano a vincere il Mondiale in tre diverse categorie. Il leggendario Giacomo Agostini, ad esempio, vinse sì ben quindici Mondiali nella sua carriera, ma tutti nelle classi 250 e 500. Rossi invece è il terzo pilota nella storia del Mondiale a trionfare in tre classi diverse. Prima di lui, Phil Read (125, 250 e 500) e Mike “the bike” Hailwood (250, 350 e 500): nomi leggendari della storia del motocliclismo.
«Andavamo sul piazzale della Berloni, legavo con una corda la sua macchinina dietro al mio motorino e lo trainavo mentre faceva i traversi e il controsterzo». Quanti anni aveva? «Forse manco due, me lo ricordo perché a due anni e mezzo ha avuto in regalo un motorino con le rotelle. Che ha tolto quasi subito.» Così si esprime il padre Graziano in un’intervista del febbraio 2015.
Fin da bambino usa sempre il numero 46, anche nelle annate in cui ha la possibilità di sfoggiare l’1 di campione in carica; è lo stesso numero precedentemente utilizzato nel Motomondiale dal padre e successivamente da un pilota giapponese di cui era molto appassionato.
La carriera
Le prime esperienze agonistiche di Rossi sono a quattro ruote: il 25 aprile 1990 il giovanissimo Valentino vince la sua prima gara di go-kart. I costi per intraprendere uno sport del genere erano però troppo elevati e così, di comune accordo con il padre, decide di passare alle minimoto. E’ la scelta vincente: egli comincia a vincere gare e campionati a ripetizione, e nel 1993, sulla pista di Magione, debutta in sella a una Cagiva 125. Campione italiano della categoria Sport Production nel 1994, l’anno successivo conquista il titolo nazionale della 125 (a sedici anni: il più giovane della storia) e si piazza terzo nel campionato europeo della stessa categoria. Il 1996 è l’anno dell’esordio mondiale: arriva alla prima vittoria (GP Repubblica Ceca a Brno), preceduta dalla prima pole position. Da qui in poi si osserva un dato curioso: Valentino Rossi ha sempre vinto il Mondiale negli anni dispari e sempre nella seconda stagione in una classe. Se dovessimo quindi stilare una tabella sinottica, risulterebbero questi dati: vittorie sulla 125 nel 1997 e sulla 250 nel 1999, mentre nel 2001 abbiamo la vittoria nella classe 500.
Ma è nel 1997 che esplode definitivamente il fenomeno Rossi sul piano mediatico, grazie senz’altro ai suoi successi ma anche alla capacità innata di saper conquistare il pubblico, ad esempio con i suoi incredibili modi di festeggiare ogni successo (con quelle che sono le gaffe di fine gara): travestimenti, prese in giro, scherzi che entrano nel mondo delle corse. In tutti i circuiti gli appassionati aspettano l’ennesima “trovata” del pilota di Tavullia, che a seconda delle circostanze, si è trasformato in Robin Hood, Superman, o gladiatore.
Per non parlare poi della sua accesa rivalità con un’altro campione Italiano (Max Biaggi), inizialmente oscurato mediaticamente dall’astro Rossi. Una rivalità che ha dato origine a numerosi duelli in Pista.
Valentino a 22 anni e 10 mesi, è stato il quarto più giovane campione mondiale della storia, dopo Freddie Spencer (il più “verde” in assoluto, con 21 anni, 7 mesi e 14 giorni), Mike Hailwood e John Surtees.
Nessuno però ha mai vinto tanti Gran premi prima di compiere i ventitré anni: 37. Il più vicino a realizzare questo record è Loris Capirossi che, da Under 23, conquistò ben quindici successi.
Nel 2004, passa alla Yamaha. Sin dalle prime gare è competitivo: qualcuno si stupisce, altri credono sia tutto normale. Lottando a denti stretti di volta in volta con Biaggi o con Sete Gibernau (i Piloti forti del momento), Valentino Rossi dimostra prepotentemente le sue doti fenomenali di grinta e concentrazione, arrivando a vincere il mondiale con una gara di anticipo.
“ The Doctor ”, così come veniva soprannominato, è diventato realmente Dottore il 31 maggio 2005, quando gli è stata conferita la laurea ad honorem in ‘Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni’, dalla facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino “Carlo Bo”. La stagione 2005 inizia alla grande: gli avversari si susseguono, Valentino lotta ad ogni gara e gli importa solo di vincere. A metà campionato ottiene la vittoria numero 76 del GP di Germania. Valentino Rossi eguaglia così il record di Mike Hailwood (scomparso nel 1981, quando Valentino aveva solo due anni). Con ironia e grande rispetto del passato Valentino sale sul podio con una bandiera che riporta il messaggio “Hailwood: 76 – Rossi: 76 – I’m sorry Mike”.
La stagione 2006, invece, si conclude – per la prima volta da quando esistono le MotoGP – con Valentino al secondo posto. È l’americano Nicky Hayden a laurearsi campione del mondo all’ultima gara. Dopo un’altalenante stagione, nel 2007 Rossi si classifica al terzo posto finale, dietro a Casey Stoner e Dani Pedrosa.
Torna a vincere e lottare per il mondiale nel 2008: a maggio a Le Mans ottiene la 90ma vittoria in carriera, raggiungendo lo spagnolo Angel Nieto: davanti a loro in questa speciale classifica c’è solo Giacomo Agostini con 122 gare vinte. Alla fine di agosto a Misano Adriatico, eguaglia Agostini con 68 vittorie in Top Class (superandolo poi nelle gare immediatamente successive). Il 28 settembre 2008 a Motegi (Giappone) si laurea campione del mondo per l’ottava volta in carriera.
Nel giugno del 2009 ad Assen, in Olanda, raggiunge la considerevole quota di 100 vittorie in carriera, 40 con la squadra Yamaha. A ottobre conquista il nono Campionato Mondiale con una gara di anticipo, a Sepang (Malesia). Durante quell’anno è rimasto tra le migliori prestazioni, oltre alla gara di Assen, anche i Gran Premi di Misano, di Spagna e di Catalunya per motivi legati alle abilità sportive utilizzate con maestria.
Il 2010 inizia con una vittoria in Qatar, ma prosegue con un incidente maturato nelle prove libere del GP d’Italia in cui si frattura l’arto inferiore destro, ed è costretto amaramente ad allontanarsi dalle corse per avviare l’iter di riabilitazione. Nonostante si prospettino lunghi tempi di recupero (la prognosi iniziale era di almeno due mesi) torna in sella alla moto, sebbene ancora claudicante e costretto all’utilizzo delle stampelle, a poco più di un mese dall’infortunio partecipando di fatto soli 4 Gran Premi in meno rispetto ai suoi avversari. Vince nel corso della stagione solo un altro Gran Premio ovvero quello della Malesia.
Ducati: 2011-2012
Nel dopo-gara del GP della Repubblica Ceca 2010 è stato dato l’attesissimo annuncio ufficiale del passaggio del centauro di Tavullia dalla Yamaha alla Ducati per le stagioni 2011 e 2012. Durante tale biennio però, di gran lunga il più buio della sua carriera, non ottiene alcuna vittoria, collezionando quattro ritiri e soli tre podi. Secondo dichiarazioni successive a questo deludente periodo, il problema era legato al mezzo, che non permetteva di essere guidato in una maniera che fosse all’altezza delle altre moto, facendo infatti imbattere spesso i piloti in improvvise chiusure dell’avantreno, con conseguenti cadute talvolta particolarmente rischiose; per Rossi, così come per il compagno di squadra Nicky Hayden, la Desmosedici risulta difficile da gestire, soprattutto relativamente alla ruota anteriore, e li costringe a seguire linee molto larghe in curva, facendo così perdere terreno e tempo prezioso in termini di gara. Nonostante il discusso rinnovo del telaio apportato per la stagione 2012 (che mette da parte uno dei tratti distintivi del marchio bolognese), durante il biennio la guida difficoltosa della Ducati Desmosedici non subisce importanti miglioramenti, a causa anche degli impedimenti da parte del gruppo dirigente e tecnico, che mantenendo costantemente un noto approccio rigido, non accoglie le richieste dei piloti.
Inizia il 2012 con il decimo piazzamento in Qatar, in Francia conclude una gara completamente bagnata con la seconda posizione, superando Casey Stoner all’ultimo giro ed ottenendo il primo podio della stagione, che dedicherà all’amico pilota recentemente scomparso. Nella gara di Assen taglia il traguardo in tredicesima posizione per un problema alla gomma, che lo costringe ad effettuare un pit stop. A Laguna Seca si ritira a seguito di una caduta al penultimo giro e il 10 agosto 2012, con un comunicato sul suo sito ufficiale, la Ducati annuncia la fine del rapporto con Rossi al termine dell’anno; poco dopo la Yamaha comunica di aver trovato un accordo col pilota italiano per un suo ritorno alla casa giapponese.
Ritorno in Yamaha (dal 2013)
Nel 2013 Rossi torna nuovamente a far coppia con lo spagnolo Lorenzo, campione in carica.
Nel 2014, invece, nel Gran Premio di casa Italia al circuito del Mugello, con un terzo posto, taglia il traguardo dei 300 Gran Premi in carriera. Torna al successo, dopo un anno, trionfando a Misano davanti al compagno di squadra e a Pedrosa. Vince in Australia, dopo nove anni dal suo ultimo successo su questo tracciato, piazzandosi davanti a Jorge Lorenzo e Bradley Smith nel suo duecento cinquantesimo Gran Premio nella classe regina. In Malesia giunge secondo. Conquista la pole position a Valencia dopo oltre quattro anni dalla sua precedente, chiude la gara al secondo posto così come il campionato, con 295 punti.
Nel 2015 vince in Qatar (dove è un podio tutto Italiano con Dovizioso e Iannone che guidavano la Ducati), Argentina (dove avviene un discusso episodio per un sorpasso con il Pilota Honda Marc Marquez), Olanda (sul circuito di Assen a lui congeniale), Silverstone (dove un’altra volta si arriva ad avere un podio tutto Italiano con Petrucci e Dovizioso). In Malesia giunge terzo dietro Pedrosa e Lorenzo, ma dopo essere stato protagonista di un serrato e aggressivo duello con Márquez, al termine del quale quest’ultimo cade, in un contatto sospetto con l’italiano: a fine gara, la Direzione decide una sanzione di 3 punti sulla patente pilota di Rossi, il quale è di conseguenza costretto, nella gara conclusiva di Valencia, a partire dall’ultima posizione, benché con ancora sette punti di vantaggio su Lorenzo compagno di marca. Questa penalizzazione compromette fortemente la possibilità di Rossi di vincere il titolo mondiale nell’ultimo appuntamento della stagione a Valencia: qui, partendo dal fondo in 26ª posizione, riesce a recuperarne ventidue e a tagliare il traguardo al quarto posto, tuttavia la contemporanea vittoria di Lorenzo lo porta comunque a concludere il campionato in seconda posizione, a cinque punti dal rivale spagnolo.
Nel 2016 ottiene l’hat-trick (un insieme di Pole, giro veloce e Vittoria) a Jerez nel GP di Spagna, vince a Catalunya, ;durante questa stagione alcuni errori valutativi compromettono l’esito delle gare con condizioni meteo incerte (GP di Olanda e del Sachsenring).
Nel 2017 vince il GP di Olanda (ad Assen), non partecipa al GP di San Marino a Misano, a causa di un infortunio rimediato durante un allenamento. A 24 giorni di distanza dal suo infortunio torna a gareggiare in Aragona, concludendo la gara al 5º posto.
Il motomondiale 2018 vede Rossi in risalita nella classifica generale, chiusa al terzo posto grazie a una buona costanza di rendimento, tuttavia rimanendo lontano dall’insidiare la lotta al titolo fra Márquez e Dovizioso. Torna suo malgrado a chiudere una stagione senza vittorie, ottenendo come massimo risultato la piazza d’onore al Sachsenring, più una serie di terzi posti.
A fine campionato 2019 replica il suo fin lì peggiore piazzamento della carriera in top class, risalente alla stagione 2011 in Ducati, chiudendo al settimo posto della graduatoria.
Con il motomondiale 2020, disputato in un format d’emergenza a causa della sopraggiunta pandemia di COVID-19, Rossi ha ormai perso la leadership tecnica all’interno del box giapponese in favore dei più giovani e veloci compagni di marca, Quartararo, Viñales e Franco Morbidelli, quest’ultimo un prodotto della sua academy. Quello del 2020, che segna peraltro il suo secondo e stavolta definitivo addio al team ufficiale Yamaha, si rivela un vero e proprio annus horribilis per Rossi il quale scivola in classifica generale fino al quindicesimo posto.
Il motomondiale 2021 vede Rossi approdare al team satellite Petronas Yamaha SRT, trovando come compagno di squadra inizialmente il suo allievo Morbidelli, poi promosso a stagione in corso nel team ufficiale, e successivamente il rientrante Dovizioso. Nell’agosto 2021 Rossi annuncia il ritiro dalle corse alla fine della stagione.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpico
(Fonte foto: Virgilio Sport)