La conferenza, nel corso della Transplant Football World Cup

La letteratura scientifica è unanime nel sottolineare che l’attività fisica è un efficace strumento di prevenzione e di terapia per le malattie croniche non trasmissibile che oggi giorno rappresentano la stragrande maggioranza delle cause di morbilità e mortalità. Questo è valido anche e soprattutto per i trapiantati di organo solido: la letteratura indica che i trapiantati che praticano attività sportiva presentano una buona forma fisica generale,  buona funzionalità dell’organo trapiantato a riposo e sotto sforzo e una percezione positiva della propria condizione psicofisica.

I dati sono stati illustrati nel corso della conferenza scientifica che, condotta da Aned in collaborazione con AiCS nel corso della prima edizione della Transplant Football World Cup, ha riunito a Cervia luminari ed esperti del Centro nazionale trapianti, dell’Università di Bologna, e dell’Unità operativa di Nefrologia dell’Ausl Romagna.

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Emerge in generale non solo l’effettivo beneficio dello sport per le persone trapiantate ma anche la necessità di promuovere la pratica sportiva come prescrizione medica per le persone che hanno subito trapianto. Necessità sempre più impellente se si calcola che, solo rispetto ai dati relativi ai casi di insufficienza renale, sono sempre di più le persone costrette a ricorrere alla dialisi.

Lo sport ha d’altronde il potere di veicolare messaggi importanti, anche di salute – ha commentato il presidente Bruno Molea in apertura di convegno -. La Transplant Football World Cup non è infatti solo un campionato mondiale di calcio ma un’occasione importante, sia per promuovere la donazione di organi, sia per condurre studi analisi sull’esercizio del calcio per persone trapiantate. Promuovere lo sport è promuovere salute; in questo caso, vita”.