[vc_row][vc_column][vc_column_text]Alla messa in scena di “Parole incatenate”, presente anche il direttore del carcere Gianluca Guida
Il teatro carcerario di AiCS entra nel penitenziario minorile di Nisida, a Napoli, per raccontare la storia del teatro sociale per persone detenute e della valenza sociale ed emotiva delle “Parole incatenate”. Questo il nome della pièce teatrale che martedì 27 giugno la Compagnia Stabile Assai di Rebibbia ha portato nel carcere minorile italiano con il maggior numero di ristretti, autori di reati di particolare violenza o pericolosità sociale per i quali non è stata possibile prevedere la messa alla prova in comunità. Tra il pubblico non solo i giovani detenuti, ma anche il direttore Gianluca Guida e tutto lo staff educativo, il garante regionale dei Detenuti della Campania Samuele Chiambriello e vari personaggi del mondo della giustizia minorile campana.
Lunga storia, quella di Nisida – definita da Edoardo Bennato “l’isola che non c’è”, è stato il luogo dove Bruto ospitò Cassio e dove venne architettato l’omicidio di Giulio Cesare. I ragazzi di Nisida hanno ispirato in passato “Scugnizzi” il famoso film di Nanni Loi mosso dall’idea di mettere in scena uno spettacolo con i ragazzi del carcere minorile. L’Ipm di Nisida ospita 50 detenuti in media.
AiCS Napoli ha operato a Nisida tra il 2010 e il 2015 con corsi di teatro, di ceramica. La Compagnia stabile assai si è esibita due volte al carcere di Nisida. Nel 2010 con uno spettacolo dedicato al brigantaggio e nel 2016 con uno spettacolo dedicato alla strage di Capaci.
“La volontà di proporre uno spettacolo sulla storia del carcere in Italia è legata all’obiettivo di offrire ai ragazzi una immagine demitizzante dei personaggi resi celebri dalle fiction e anche di farli riflettere sulla idea che la criminalità non paga e che porta solo a finire in carcere o uccisi per strada”, commenta Antonio Turco, regista di “Parole incatenate” e fondatore della Compagnia Stabile Assai di Rebibbia.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]