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Nato con un’encefalopatia, è oggi attore nella scuola di teatro di AiCS a Salerno. La sorella: “Il teatro può laddove medicine ed esami non riescono”
Ulisse, oggi 46enne, è nato con un’asfissia dovuta a un parto lungo e difficile: si chiama encefalopatia ipossico-ischemica. Per anni, si è sottoposto a percorsi terapeutici mirati per la rieducazione di linguaggio e movimenti e a una cura farmacologica continua per tenere a bada crisi epilettiche e altro. Secondo i medici che lo hanno avuto in cura da bambino, avrebbe sofferto di un ritardo mentale che lo avrebbe portato alla maturità più tardi, invece la sua intelligenza emotiva è spiccatissima. Ed è stato proprio lui a iscriversi, in totale autonomia, alla scuola di teatro che nel Salernitano, AiCS conduce grazie a Clotilde Grisolia.
“Ulisse ha dimostrato subito una intelligenza vivissima e sotto certi aspetti superiore alla media soprattutto nel campo informatico, scientifico e nello sviluppo della memoria a breve e lungo termine. Sono stati invece più penalizzati linguaggio e movimento, su questi abbiamo lavorato molto – ricorda la sorella Antonella -. Grazie al sostegno della sua famiglia e di tanti amici è sempre stato molto inserito nel sociale frequentando i più svariati tipi di attività e studiando seppur adeguatamente supportato. Poi è arrivato il teatro: ha visto una locandina sotto casa con l’apertura delle iscrizioni e da solo, volontariamente e senza interpellarci, si è iscritto. Non si era mai cimentato in una attività che andasse a sollecitare proprio i suoi punti deboli: linguaggio e movimento. Questa cosa mi aveva creato non poca apprensione…”.
E’ stato poi il colloquio con la stessa Clotilde – anche regista teatrale e “anima” di Crescere insieme con il teatro, che sviluppa le sue attività a Mercato San Severino – a tranquillizzarla.
” ‘Il teatro è inclusione. Per noi una persona come Ulisse non può essere altro che fonte di arricchimento’, mi disse. Una risposta spiazzante: per me un discorso abbastanza ovvio ma dopo anni di lotte con i pregiudizi delle persone non era poi una risposta così scontata – ricorda Antonella -. Da un po’ di anni il gruppo del teatro è la sua famiglia: è stato accolto immediatamente con affetto, incluso nelle varie attività anche non teatrali ed il rigore, la pazienza e la tenacia di Clotilde lo hanno fatto praticamente diventare un attore. Lui si definisce lui stesso! I progressi sono visibili a tutti noi ed ai tanti amici e conoscenti che ad ogni rappresentazione restano sempre estremamente sorpresi e commossi. Ogni volta, Ulisse supera se stesso. Come ho detto più volte a Clotilde: ha fatto più progressi in questi pochi anni di attività teatrale che nei tanti precedenti di logopedia e riabilitazione motoria… Quando ha contratto il Covid, si collegava con il gruppo teatrale online anche con l’ossigeno attaccato, febbre a 40 e saturazione a 89. Il suo attaccamento a questa forma di arte meravigliosa gli faceva dimenticare anche la sofferenza”.
C’è ancora strada da fare, dice Antonella, specie sull’emotività. “Ad ogni esibizione all’inizio lo vediamo tremante e noi familiari che assistiamo a tutti gli spettacoli siamo sempre un po’ tesi. Poi però si rilassa e anche noi – si emoziona Antonella -. Viva il teatro, viva tutte le forme d’arte che riescono a tirar fuori il meglio in ciascuno di noi e arrivano, migliorandone le condizioni, dove farmaci, terapie ed estenuanti esami diagnostici non riescono”.
(Nella foto di Gerardo Grimaldi, Ulisse Selvitelli sul palco della scuola AiCS “Crescere insieme con il teatro”) [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]