[vc_row][vc_column][vc_column_text]Virgilio Felice Levratto, detto lo “sfondareti” in merito al suo potentissimo sinistro, nacque a Carcare (Piemonte) il 26 ottobre 1904. Pochi anni dopo il giovane Levratto fu costretto a lasciare il paesino di origine per trasferirsi, per motivi di lavoro, con la famiglia a Vado Ligure. Il padre Antonio era un calzolaio, la madre Angela era una casalinga e Felice era il secondo di quattro fratelli: Dante, primogenito, divenne anche lui un giocatore del Football Club Vado; Pierino e Maria Beatrice erano i piccoli di casa. Rispetto al fratello maggiore, Felice era molto più vivace: tornava da partite di calcio tutto accaldato, sporco di fango e con le scarpe rotte che il padre doveva riparare.

La carriera

Virgilio cominciò a giocare a calcio per piacere nelle file del Savoja Football Club. Già da subito le sue qualità attirarono le attenzioni di osservatori locali: potenza di tiro, fiuto del gol e gioco generoso. Per pochi spiccioli si trasferì alla Lampos andando a ricoprire il ruolo di ala sinistra e con i soldi risparmiati si permise una bicicletta che utilizzava per raggiungere i campi di allenamento. Rimase alla Lampos per due anni fino a quando Nicolò Gambetta, presidente del Football Club Vado e cavaliere al merito del Regno d’Italia, notò le gesta in campo del giovane Levratto decidendo di portarlo a vestire la maglia rossoblu della società da lui guidata. Così a quattordici anni Levratto firmò il suo primo contratto professionistico: era il 1918, la Grande Guerra era terminata ed il Vado si apprestava a disputare il campionato di Terza Divisione. Ottenuto il contratto cominciò ad allenarsi duramente: prendeva esempio dai campioni del Genova e dai suoi compagni più esperti come capitan Enrico Romano affinando così le doti di attaccante.
Nel 1921 fu inserito nella rappresentativa ligure – toscana che a Pisa affrontò il Liverpool; l’anno seguente dopo la vittoria del campionato di Promozione Ligure partecipò alla prima edizione della Coppa Italia.
Nel primo turno di Coppa Italia, il Vado, sconfisse la Fiorente F.C. di Genova per 4 a 3 con Levratto autore di due reti; Successivamente la squadra rossoblù si sbarazzò dello Sport Club Molassana, della Juventus Italia Football Club e del Pro Livorno. La finale venne giocata il 16 luglio: Vado-Udinese. La partita rimase sullo 0-0 per oltre 120 minuti. Si stava giocando ad oltranza e i friulani speravano nel calar del sole ma ad un certo punto la palla arriva a Levratto che saltando due difensori schianta il pallone all’incrocio dei pali bucando la rete e rendendo il Vado Campione d’Italia.
Ormai il diciassettenne Virgilio Felice Levratto era sulla bocca di tutti. La nazionale lo convocò ed esordì la prima volta il 25 Maggio 1924 alle Olimpiadi di Parigi. A Parigi lasciò il segno per l’episodio che lo vide protagonista assieme al portiere del Lussemburgo Bausch: un suo potentissimo tiro colpì quest’ultimo al mento facendolo crollare a terra tra il clamore del pubblico che vide del sangue uscire dalla bocca dell’estremo difensore. I denti gli avevano staccato un pezzo di lingua. Bausch medicato dai dottori a bordo campo rientrò in partita visto che le sostituzioni non esistevano ancora. Nel corso di un’azione successiva, la palla capitò ancora a Levratto che, apprestandosi a tirare, vide il portiere coprirsi il volto con le mani. Con il 2-0 già acquisito l’attaccante scelse allora di lanciare il pallone fuori dai pali.
Nel 1925, dopo una buona stagione al Verona (15 gol in 20 presenze), approdò al Genoa. Vestì la maglia rossoblu per sette stagioni collezionando in campionato 84 reti in 188 presenze sfiorando senza mai però conquistare l’ambito scudetto.
Nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, vinse da titolare la medaglia di bronzo segnando 4 reti in 5 partite. Nella partita perduta contro l’Uruguay un suo tiro in porta sfondò la rete avversaria.
Con la maglia della nazionale italiana collezionò 28 presenze e 11 reti.
Nel 1932 passò all’Ambrosiana – Inter dopo esser stato fermo per infortunio per sei mesi e nel 1934 alla Lazio dove provò, ma senza riuscirci, a conquistare l’ambito scudetto. Andò a chiudere la carriera come calciatore-allenatore al Savona, che condusse alla vittoria del campionato di Serie C 1939-1940. Continuò la sua carriera da allenatore sulla panchina dello Stabia prima e della Cavese poi dove ottenne una promozione in Serie C.
Nel dopoguerra, allenò Colleferro, Savona, Messina, Lecce, Finale Ligure e Cuneo e fu il vice di Fulvio Bernardini alla guida della Fiorentina Campione d’Italia 1955-1956.
Lo sfondareti è morto nel 1968, dopo alcuni giorni di deliquio conclusi con la visione di un campo di calcio, Levratto si mise a incitare i compagni immaginari «Via, via, avanti». Una fine degna di un campione così!

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpico

Fonte Foto: STORIEDICALCIO.IT[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]