[vc_row][vc_column][vc_column_text]Fiorenzo Magni nasce a Vaiano in provincia di Prato il 7 dicembre del 1920, dove vive con i suoi genitori, Giuseppe Magni e Giulia Caccioli, e con sua sorella Fiorenza. Già da piccolo mostra una grande passione per il ciclismo, tanto che si mette subito in competizione con altri ciclisti toscani più maturi di lui e di un buon livello di prestazione che lo spingono a iniziare la sua carriera agonistica indossando la maglia dell’Associazione Ciclistica Pratese.

La carriera

Il suo primo esordio è stato un piazzamento tra i primi dieci nella gara di San Donnino, gareggiando nella categoria aspiranti con una bicicletta realizzata da Primo Magni e Aimo Santi. Nel 1937 il papà Giuseppe gli compra una Coveri di Prato, costruita dal padre del futuro stilista Enrico, con la quale si conquista ben dodici successi e il titolo di campione toscano. A seguito di un brutto incidente stradale che causa la morte del padre, il piccolo Magni deve rinunciare agli studi per dedicarsi all’azienda di trasporti di famiglia, continuando comunque ad allenarsi in bicicletta. Nel 1939 prende parte ai mondiali dilettantistici che però vengono annullati a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nel 1940 fa ritorno nella squadra da cui tutto è iniziato aggiudicandosi ottimi risultati che gli varranno poi, nel 1941, il passaggio tra i professionisti con la Bianchi. Intanto, nel 1940, viene chiamato ad occupare il ruolo di artigliere al 19° Reggimento di Firenze, poi trasferito al Battaglione Olimpico di Roma fino al 1943, anno in cui fa ritorno a Firenze. Questo periodo fiorentino però non dura a lungo, poiché dopo l’armistizio dell’8 settembre egli viene chiamato a servire la Repubblica Sociale Italiana, guidata da Benito Mussolini, come controllore della ferrovia nei pressi di Vaiano.

Una volta terminata la guerra, nel 1946, viene squalificato dall’UVI (Unione Velocipedistica Italiana) per aver aderito al fascismo e per aver gareggiato con un altro nome diverso dal suo, e nel 1947, a seguito della battaglia di Valibona, avvenuta nel gennaio del 1944, che vede scontrarsi partigiani e fascisti, subisce un processo per aver presumibilmente preso parte all’azione dove tre antifascisti sono stati uccisi. Grazie alla testimonianza di Alfredo Martini e alla caduta di alcune accuse sotto l’amnistia Togliatti approvata nel 1946, il giovane ciclista viene assolto e ritorna a correre.

Dopo essersi conquistato il settimo posto alla Milano-Sanremo e nono al Giro d’Italia, nel 1948 Magni vince il suo primo Giro d’Italia. La vittoria è stata però sommersa da polemiche: infatti viene penalizzato di due minuti per aver giovato di spinte su una salita. Nonostante questo Magni viene comunque fischiato per aver aderito alla Repubblica sociale italiana. L’idea dei tifosi però cambia quando nel 1949 il giovane ciclista vince il giro delle Fiandre dopo essersi studiato con cura i materiali da utilizzare per vincerla, tra cui pneumatici speciali, manubrio imbottito e ruote in legno. Dopo essersi conquistato anche i successivi Giri delle Fiandre del 1950 e nel 1951 viene soprannominato il “Leone delle Fiandre”.

Nel 1950, durante la dodicesima tappa del Tour de France, Bartali fa ritirare tutta la squadra, sostenendo di essere stato aggredito da alcuni spettatori francesi sull’Aspin, per non aver digerito il fatto che gli italiani potessero vincere in casa loro. Nel 1951 Magni vince il suo secondo Giro d’Italia strappando la maglia Rosa al ciclista belga Rik Van Steenbergen. Successivamente nel 1955, ormai trentacinquenne, vince il suo terzo Giro d’Italia prevalendo su Gastone Nencini. Fiorenzo Magni oltre che per le tre vittorie nel Giro delle Fiandre, viene ricordato per il Giro d’Italia nel 1956 dove, a seguito di una brutta caduta, si frattura una clavicola e un omero e nonostante questo, riuscì a concludere il giro, piazzandosi al secondo posto, tenendo il manubrio attraverso una camera d’aria stretta fra i denti. Dopo il ritiro, avvenuto il 4 novembre 1956, svolge diversi incarichi importanti. Dal 1963 al 1966 ricopre il ruolo di commissario tecnico della Nazionale, poi diventa presidente dell’Associazione Corridori, presidente della Lega del professionismo e alla fine presidente della fondazione del museo del ciclismo del Ghisallo. Nel 2000 viene premiato, insieme ad Alfredo Martini, con il premio Internazionale “Vincenzo Torriani”. Nel 2001 gli viene assegnato l’Ordine olimpico, e il 12 febbraio 2004 gli viene conferito il collare d’oro al merito sportivo dall’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in una cerimonia al palazzo del Quirinale.

A partire dal 2009 è Socio d’Onore della Federazione Ciclistica Italiana e nel 2011, per essersi distinto nella sua carriera sportiva, gli viene assegnato il prestigioso riconoscimento elvetico, il “Mendrisio d’Oro”, di cui Magni era da molto tempo presidente della giuria. Nel 2010 viene allestita a Villa Greppi, ultima residenza di Magni, una mostra dal titolo “I novant’anni del Leone” dal Comune di Monticello Brianza e nello stesso anno Magni decide di far scrivere la sua biografia, dal titolo “Magni, il terzo uomo” da Auro Bulbarelli. Nel 2012 fa la sua ultima apparizione pubblica nel Salone d’Onore del CONI per la presentazione del libro.

Il 19 ottobre 2012, a causa di un aneurisma Fiorenzo Magni muore presso l’ospedale San Gerardo di Monza e, durante la cerimonia funebre, tenuta il 20 ottobre al Duomo di Milano, Alfredo Martini tiene un lungo elogio funebre definendolo come un esempio da seguire. Nel 2013 il Palazzetto dello sport di Monticello prende il suo nome e nello stesso anno gli viene dedicata la Maglia Rosa nel Giro d’Italia, riportandone il nome sul colletto.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpico

Fonte foto: MuseodelGhisallo.it [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]