Ottavio Bottecchia è stato un ciclista ricordato per essere il primo italiano a vincere il tour de France e il primo corridore a indossare la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa, in oltre è stato fondatore dell’omonima fabbrica di biciclette ancora oggi famosa in tutto il mondo.

La vita
Nasce a San Martino di Colle Umberto il 1º agosto 1894 e muore a Gemona del Friuli il 15 giugno 1927, cresce in una famiglia povera e in giovane età comincia a lavorare come muratore, per questo in seguito gli verrà dato il soprannome di “muratore del Friuli”, fu chiamato alle armi nella prima guerra mondiale dove comincia a nascere la passione per la bicicletta e si distingue anche con atti di eroismo, Bottecchia si caratterizza in quanto figura di spiccata levatura umana e morale, fortemente attaccata ai valori della famiglia in un contesto di estrema povertà e autenticamente impegnata nella difesa della patria tanto da meritarsi in guerra anche una medaglia al valore.

Finita la Guerra, nel 1920, pur continuando con i precedenti mestieri, cominciò a gareggiare in alcune corse ciclistiche per dilettanti dove fu notato da Luigi Ganna, primo vincitore del Giro d’Italia, che lo volle nella sua formazione, la Ganna-Dunlop, Bottecchia divenne così ciclista professionista nel 1922, a 27 anni di età, e nel novembre di quell’anno andò al Giro di Lombardia.

Nel 1923 partecipò alla Milano-Sanremo e al Giro d’Italia, poche settimane dopo il Giro 1923 fu ingaggiato dalla formazione francese Automoto per partecipare al Tour de France e in quella Grande Boucle, nonostante partisse come gregario, indossò la maglia gialla del primato per sei tappe (primo italiano a riuscirvi) e terminò secondo nella classifica generale, concluse la stagione con il quarto posto al Giro di Lombardia. Nel biennio seguente, si affermò come forte passista-scalatore e vinse da dominatore sia l’edizione 1924 del Tour de France, sia quella del 1925, divenendo un eroe in Francia. Nel 1924 vestì di giallo per quindici tappe, dalla prima all’ultima (primo a riuscirvi). Con questi risultati arrivò una notevole fama sia in Italia che in Francia che gli consentì di garantirsi una vita più agiata, comprare una casa a San Martino e, in seguito, avviare anche un’officina per la costruzione di biciclette.

Il mistero della morte
Ancora oggi resta un mistero la causa della morte di Ottavio Bottecchia: il 3 giugno del 1927, mentre si stava allenando per prepararsi al Tour de France di quell’anno, fu trovato da alcuni passanti, in fin di vita, sulla strada che collega Avasinis con Cornino di Forgaria nel Friuli, dopo di che venne ricoverato all’ospedale di Gemona dove dopo 12 giorni di agonia morì a seguito delle complicanze di una frattura della volta e della base cranica. Nel corso degli anni sono state avanzate tante ipotesi sulle circostanze del decesso. Si disse che il ciclista fermandosi a mangiare delle ciliegie cadde dall’albero ferendosi gravemente alla testa; che si era fermato a mangiare grappoli di uva e che era stato picchiato selvaggiamente dal contadino che l’aveva colto sul fatto. Altri dissero che si era fermato a bere una bibita ghiacciata e che questo gli aveva causato una congestione e la caduta. Si parlò anche molto di assassinio politico, sarebbero stati i fascisti a bastonarlo sulla strada, perché Bottecchia non era “allineato”. Due persone, in seguito, si auto accusarono dell’omicidio, un contadino del posto, che disse di averlo picchiato perché gli stava rubando l’uva, e un emigrante italiano negli Stati Uniti che, in punto di morte, raccontò di aver ucciso su commissione sia Bottecchia che il fratello Giovanni, poco tempo prima, per motivi legati al racket delle scommesse. Più probabilmente, Bottecchia cadde da solo in bici lungo quella che oggi è una strada asfaltata ma che un tempo era una strada bianca con buche e dissesti, e si ferì gravemente, al tempo i soccorsi non erano quelli di oggi e la morte sopraggiunse nonostante il ricovero in ospedale. Oggi la sua tomba si trova a San Martino di Colle Umberto, e ogni anno si tiene una celebrazione in sua memoria nel luogo della morte dove sorge un suo monumento.

Attività imprenditoriale
Nel 1926, in collaborazione con Teodoro Carnielli, Bottecchia iniziò l’attività di fabbricante di biciclette, utilizzando il proprio cognome come marchio. Dopo la sua morte, l’attività continuò ad espandersi grazie alla famiglia Carnielli, e il marchio Bottecchia divenne progressivamente uno dei più importanti nel settore delle bici da passeggio, mountain bike e da corsa.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, campione olimpionico e giornalista

Fonte foto: Agence de presse Meurisse Bibliothèque nationale de France (da Wikipedia) 

 

Ottavio Bottecchia è stato un ciclista ricordato per essere il primo italiano a vincere il tour de France e il primo corridore a indossare la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa, in oltre è stato fondatore dell’omonima fabbrica di biciclette ancora oggi famosa in tutto il mondo.

La vita
Nasce a San Martino di Colle Umberto il 1º agosto 1894 e muore a Gemona del Friuli il 15 giugno 1927, cresce in una famiglia povera e in giovane età comincia a lavorare come muratore, per questo in seguito gli verrà dato il soprannome di “muratore del Friuli”, fu chiamato alle armi nella prima guerra mondiale dove comincia a nascere la passione per la bicicletta e si distingue anche con atti di eroismo, Bottecchia si caratterizza in quanto figura di spiccata levatura umana e morale, fortemente attaccata ai valori della famiglia in un contesto di estrema povertà e autenticamente impegnata nella difesa della patria tanto da meritarsi in guerra anche una medaglia al valore.

Finita la Guerra, nel 1920, pur continuando con i precedenti mestieri, cominciò a gareggiare in alcune corse ciclistiche per dilettanti dove fu notato da Luigi Ganna, primo vincitore del Giro d’Italia, che lo volle nella sua formazione, la Ganna-Dunlop, Bottecchia divenne così ciclista professionista nel 1922, a 27 anni di età, e nel novembre di quell’anno andò al Giro di Lombardia.

Nel 1923 partecipò alla Milano-Sanremo e al Giro d’Italia, poche settimane dopo il Giro 1923 fu ingaggiato dalla formazione francese Automoto per partecipare al Tour de France e in quella Grande Boucle, nonostante partisse come gregario, indossò la maglia gialla del primato per sei tappe (primo italiano a riuscirvi) e terminò secondo nella classifica generale, concluse la stagione con il quarto posto al Giro di Lombardia. Nel biennio seguente, si affermò come forte passista-scalatore e vinse da dominatore sia l’edizione 1924 del Tour de France, sia quella del 1925, divenendo un eroe in Francia. Nel 1924 vestì di giallo per quindici tappe, dalla prima all’ultima (primo a riuscirvi). Con questi risultati arrivò una notevole fama sia in Italia che in Francia che gli consentì di garantirsi una vita più agiata, comprare una casa a San Martino e, in seguito, avviare anche un’officina per la costruzione di biciclette.

Il mistero della morte
Ancora oggi resta un mistero la causa della morte di Ottavio Bottecchia: il 3 giugno del 1927, mentre si stava allenando per prepararsi al Tour de France di quell’anno, fu trovato da alcuni passanti, in fin di vita, sulla strada che collega Avasinis con Cornino di Forgaria nel Friuli, dopo di che venne ricoverato all’ospedale di Gemona dove dopo 12 giorni di agonia morì a seguito delle complicanze di una frattura della volta e della base cranica. Nel corso degli anni sono state avanzate tante ipotesi sulle circostanze del decesso. Si disse che il ciclista fermandosi a mangiare delle ciliegie cadde dall’albero ferendosi gravemente alla testa; che si era fermato a mangiare grappoli di uva e che era stato picchiato selvaggiamente dal contadino che l’aveva colto sul fatto. Altri dissero che si era fermato a bere una bibita ghiacciata e che questo gli aveva causato una congestione e la caduta. Si parlò anche molto di assassinio politico, sarebbero stati i fascisti a bastonarlo sulla strada, perché Bottecchia non era “allineato”. Due persone, in seguito, si auto accusarono dell’omicidio, un contadino del posto, che disse di averlo picchiato perché gli stava rubando l’uva, e un emigrante italiano negli Stati Uniti che, in punto di morte, raccontò di aver ucciso su commissione sia Bottecchia che il fratello Giovanni, poco tempo prima, per motivi legati al racket delle scommesse. Più probabilmente, Bottecchia cadde da solo in bici lungo quella che oggi è una strada asfaltata ma che un tempo era una strada bianca con buche e dissesti, e si ferì gravemente, al tempo i soccorsi non erano quelli di oggi e la morte sopraggiunse nonostante il ricovero in ospedale. Oggi la sua tomba si trova a San Martino di Colle Umberto, e ogni anno si tiene una celebrazione in sua memoria nel luogo della morte dove sorge un suo monumento.

Attività imprenditoriale
Nel 1926, in collaborazione con Teodoro Carnielli, Bottecchia iniziò l’attività di fabbricante di biciclette, utilizzando il proprio cognome come marchio. Dopo la sua morte, l’attività continuò ad espandersi grazie alla famiglia Carnielli, e il marchio Bottecchia divenne progressivamente uno dei più importanti nel settore delle bici da passeggio, mountain bike e da corsa.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, campione olimpionico e giornalista

Fonte foto: Agence de presse Meurisse Bibliothèque nationale de France (da Wikipedia)