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Peter Press Maravich nato ad Aliquippa il 22 giugno del ‘47, è stato un cestista statunitense, per la precisione uno dei più grandi di sempre nella pallacanestro mondiale. La sua infanzia fu dedicata totalmente ad una sola cosa: il pallone da basket. Il padre infatti anche lui giocatore lo allenò fin da piccolo facendogli fare innumerevoli esercizi per il palleggio, passaggio e per il tiro, tra questi anche esercizi assurdi. Tutto questo al piccolo Peter piaceva molto, infatti, era solito andare in giro sempre con il pallone da basket, addirittura lo portava con sé anche quando andava al cinema sedendosi nei posti più esterni per poter palleggiare anche durante il film.

La carriera

Crescendo con un padre cestista e una passione smisurata per la pallacanestro, Peter Press Maravich finì nella squadra del liceo, tutti però non si aspettavano risultati del genere per un ragazzo bianco e con un fisico gracile e piccolo, infatti quando scende in campo “pistol Pete” (questo era il suo soprannome per via della sua meccanica di tiro) i palazzetti si riempivano e la gente rimaneva estasiata. In qualsiasi scuola giocasse, avendo dovuto cambiare 3 high school in cinque anni dato che il padre era un allenatore, Peter diventava l’idolo della scuola e tutti volevano vedere lui il fenomeno di zona. Famoso per le sua abilità nella high school, nel 1966 ci fu il salto nel mondo del college e la sua scelta cadde su LSU (Louisiana State University) dato che l’allenatore della squadra era suo padre. Purtroppo il primo anno essendo una matricola non poteva giocare in prima squadra dato che le regole di quegli anni non permettevano che le matricole giocassero nella squadra principale.

Così Peter gioca nella squadra delle matricole che si esibivano prima della squadra principale. Segna più di 50 punti a ogni partita riuscendo a riempire da solo i palazzetti, infatti alla fine delle sue partite il pubblico non rimaneva mai a vedere la prima squadra, che in quella stagione non vincerà più di tre partite. Nei tre anni successivi Peter ha una media di 44,2 punti a partita, supera per 28 volte i 50 punti e il suo massimo punteggio lo raggiunge nel 1970 contro Alabama ben 69 punti, nello stesso anno viene nominato giocatore dell’anno da THE SPORTING NEWS e vince il prestigioso premio Naismith Award. Non vincerà mai niente di importante con la sua squadra che non è al suo livello. Ancora oggi è suo il record imbattuto di 3667 punti in tre anni in NCAA e senza il tiro da tre punti dato che ai tempi ancora non esisteva.

L’anno 1970 oltre ai tanti premi individuali si corona con lo sbarco nella NBA, gli Atlanta Hawks lo scelgono come terza scelta nel Daft di quell’anno. Ad Atlanta tuttavia fa fatica ad ambientarsi da Rookie, infatti deve fare da riserva in una squadra ben collaudata e con schemi ben precisi, ma lui non ama seguire gli schemi, vuole fare a modo suo. Così negli anni successivi comincia a macinare punti e a creare assist per i compagni che nessuno aveva mai visto prima. Dopo quattro anni passati ad Atlanta fu ceduto ai New Orleans dove erano appena nati i Jazz, purtroppo la storia del suo trasferimento ha dell’incredibile infatti i Jazz cedono molti giocatori di qualità per acquistarlo dato che per loro Peter Maravich era quasi un fenomeno da baraccone comprato solo per riempire il palazzetto e guadagnare molti soldi con le sue giocate strabilianti. Così Peter si ritrova leader di una squadra non al suo livello e per lui furono altri anni molto duri, ma nessuno poteva spaventare Peter Maravich che diventò comunque uno dei migliori giocatori della lega con cifre da capogiro: 24,02 punti di media in carriera (con una stagione a 31,1) e con un career high di 68 punti nel 1977 contro i New York Knicks vincendo la classifica realizzatori.

Purtroppo la sua costituzione fragile gli fu fatale infatti tentando in partita una delle sue giocate cadde male sopra un avversario e il ginocchio non lo resse, continuò a giocare anche dopo l’infortunio ma non fu più lo stesso. Concluse la sua carriera nel 1980 ai Boston Celtics della nuova leva Larry Bird, il talento della squadra lo recluse a riserva e la sconfitta in finale gli chiuse anche le porte per il titolo, l’unico sfiorato in tutta la carriera. Si ritira così con il ginocchio dolorante e con l’orgoglio ferito, un guerriero e un lottatore solitario che ha dato sempre tutto per la vittoria, sconfitto dall’eccessivo egoismo che gli è costato l’infortunio.

Muore il 5 gennaio del 1988 durante una partita con gli amici, ha un attacco di cuore. Pistol Pete è stato molto di più di un grande giocatore, per molti giocatori che sono venuti dopo di lui è stato un modello da imitare, come per Magic e tanti altri, è stato il primo Showtime della storia.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpico

(Fonte foto: Pinterest) 

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