Kobe Bean Bryant (Filadelfia, 23 agosto 1978 – Calabasas, 26 gennaio 2020) è un ex cestista statunitense. Alto1.98cm, ha giocato prevalentemente nel ruolo di guardia tiratrice ed è considerato tra i migliori giocatori della storia dell’NBA. Ha militato per tutta la sua carriera NBA nei Los Angeles Lakers, squadra con cui ha conquistato 5 titoli.
Biografia e carriera
Bryant iniziò a giocare a basket sin dai 3 anni e visse in Italia dai 6 fino ai 13 anni di età, spostandosi nelle varie città dei club per i quali giocava il padre. Tra il 1984 e il 1991 passò da Rieti a Reggio Calabria, per proseguire a Pistoia e infine a Reggio Emilia. Tornato in America, frequenta la high school e diventa famoso conquistando, con la Lower Merion High School (istituto di un sobborgo di Fildalfia), il titolo nazionale e battendo il record di punti di Wilt Chamberlain nel quadriennio del liceo. Non ancora diciottenne, nel 1996 si dichiara eleggibile per il Draft Nba desideroso di passare tra i professionisti senza frequentare il college: a sceglierlo, come numero 13, sono gli Charlotte Hornets, che però lo cedono ai Los Angeles Lakers in cambio del centro Vlade Divac. Nel corso della prima stagione con i giallo-viola, Kobe Bryant totalizza più di sette punti di media a partita e vince lo Slam Dunk Contest, cioè la sfida delle schiacciate, in occasione dell’All Star Game. La stagione successiva Bryant raddoppia il proprio bottino, con una media punti di oltre 15 a partita: i tifosi, intanto, inseriscono il suo nome nel quintetto base per l’All Star Game, e Bryant diventa il più giovane titolare di sempre. Nella terza stagione, Kobe venne inserito nel quintetto principale dove diede buoni risultati, ma non ancora sufficienti per essere una star. Aveva solo bisogno del carburante giusto, che arrivò nella sua quarta stagione in NBA: questo carburante portava il nome di Phil Jackson, che prima dei Lakers, allenò I Chicago Bulls di Jordan, Pippen e Rodman, che scarsi di sicuro non erano. Phil intuì subito che Kobe poteva essere un’arma letale per I Lakers, e lo aiutò molto a maturare come giocatore. Nella stessa stagione, cioè 1999-2000, tra Bryant e O’Neal nacquè una grande sintonia, che sul parket si trasmutò in punti e titolo NBA. Il duo di Los Angeles era ormai sulla bocca di tutti e purtroppo anche in modo negativo, ma ciò che succede fuori dal parket, resta fuori da parket, e infatti I Lakers arriveranno a vincere nella stagione 2001-2002 il terzo anello consecutivo. Nel frattempo, però, Bryant deve fare i conti con alcuni inaspettati guai giudiziari: il 4 luglio del 2003, infatti, viene arrestato con l’accusa di aver tentato di compiere violenza nei confronti di una cameriera di un hotel del Colorado. Il giocatore ammette di avere avuto un rapporto con la ragazza, sostenendo – però – che si trattava di un rapporto consensuale e che, quindi, non c’era stata alcuna violenza. Dopo il pagamento di 25mila dollari di cauzione, Kobe viene rilasciato: le udienze in tribunale iniziano ad agosto, e nell’agosto del 2004 i legali della ragazza decidono di ritirare le accuse, anche se proseguono con una causa civile. Quell’episodio, in ogni caso, ha pesanti conseguenze per il cestista: molti sponsor, tra i quali Nutella, rompono il contratto con lui, e anche Adidas, sponsor tecnico personale, decide di non rinnovare l’accordo. Nel giro di breve tempo, comunque, Kobe Bryant si rifà sottoscrivendo un contratto con Nike per otto milioni di dollari. Tornato a concentrarsi sulle vicende del campo, Kobe – complici i rapporti non idilliaci con il suo compagno di squadra Shaquille O’Neal – prova a testare il mercato dei free agent, tornando ben presto sui propri passi e rinnovando il contratto con Los Angeles per altri sette anni per una cifra complessiva di poco meno di 140 milioni di dollari. Intanto Bryant continua a entusiasmare: il 22 gennaio del 2006 segna, contro i Toronto Raptors, ben ottantuno punti, con il secondo miglior punteggio di sempre in un match Nba. Nell’estate dello stesso anno Bryant si sottopone un’operazione al ginocchio, ma il rientro in campo non lascia traccia del passaggio sotto i ferri: a marzo del 2007 Kobe Bryant diventa il quarto giocatore della storia della pallacanestro, dopo Wilt Chamberlain, Michael Jordan ed Elgin Baylor, a segnare in tre partite di seguito almeno cinquanta punti.
Il 5 dicembre del 2012, in occasione del match vinto contro i New Orleans Hornets, tocca i 30mila punti in Nba, il più giovane di sempre a raggiungere questo traguardo; pochi mesi più tardi, però, è vittima di un infortunio al tendine d’Achille piuttosto grave, che per qualche tempo fa pensare anche a una conclusione anticipata della sua carriera. Ritrovatosi dopo la pausa forzata, torna sul parquet nella stagione 2014/2015, durante la quale supera Michael Jordan nella graduatoria dei realizzatori di tutti i tempi arrivando in terza posizione. Il 29 novembre del 2015 annuncia la propria decisione di ritirarsi, con una lettera dedicata al basket inviata a “The Player’s Tribune”: gioca il suo ultimo match il 13 aprile 2016, siglando sessanta punti contro gli Utah Jazz. Il 18 dicembre 2017 i Lakers, in suo onore, hanno ritirato sia la maglia n°8 che la n°24 con una cerimonia allo Staples Center presieduta da Magic Johnson. In questo modo è diventato il primo giocatore nella storia dell’NBA a vedere 2 numeri di maglia ritirati dalla stessa squadra.
Nazionale e Olimpiadi
Dopo avere rifiutato le convocazioni alle Olimpiadi 2000 e 2004 (la seconda per problemi giudiziari) e ai Mondiali 2002, saltò i Mondiali 2006 per infortunio. La carriera in nazionale di Bryant ebbe inizio nel 2007 in un’amichevole tra i giocatori della Nazionale statunitense in preparazione ai FIBA Americas Championship 2007 di Las Vegas. Durante la competizione Bryant andò più volte in doppia cifra e segnò anche il suo massimo di punti con il Team USA in occasione della sfida con l’Argentina vinta e contro gli stessi, gli USA vinsero la finale per 118-81. Infine vinse la medaglia d’oro. Nel 2008, disputò i Giochi Olimpici 2008 nonostante dei problemi al mignolo. Anche questa volta Bryant vinse la medaglia d’oro, segnando 20 punti nella combattuta finale contro la Spagna. Successivamente disputò anche i Giochi Olimpici 2012. Dopo un inizio in sordina con 9,4 punti di media, nei quarti contro l’Australia, andò in doppia cifra prima nella semifinale con 13 punti contro l’Argentina e poi con 17 nella vittoriosa finale (107-100) contro la Spagna, ottenendo la terza medaglia d’oro. Al termine della manifestazione annunciò il proprio ritiro dalla nazionale. Nel 2016 s’intravide per lui la possibilità di concludere la carriera con un terzo oro olimpico; tuttavia declinò l’invito. Con la nazionale disputò complessivamente 37 incontri, di cui 16 alle Olimpiadi e 10 ai FIBA Americas Championship, mettendo a referto in totale 504 punti (con una media di 13,6 punti a partita).
Dopo il ritiro
La lettera con cui annunciò il proprio ritiro al basket nel 2015 fu convertita in un cortometraggio animato intitolato Dear Basketball (che era l’incipit della lettera originale) nel 2017 diretto da Glen Keane. Nel gennaio 2018 venne annunciato che la lettera sarebbe stata candidata all’Oscar come miglior cortometraggio d’animazione; il 4 marzo 2018 la pellicola vinse la statuetta, rendendo Kobe il primo sportivo in assoluto a vincere tale premio. Durante i playoffs 2018 condusse il programma Detail in cui analizzava le partite della post-season. Il 12 novembre 2018 pubblicò un libro intitolato The Mamba Mentality – Il mio basket, in cui parla della sua carriera oltre che di avversari da lui affrontati. Il 20 aprile, insieme a Wesley King, pubblicò un altro libro, intitolato The Wizenard Series: Training Camp.
La morte
Alle 9:06 PDT del 26 gennaio 2020, Bryant, sua figlia di tredici anni Gianna e altre sette persone decollarono dall’aeroporto della Contea di Orange-John Wayne, in California, a bordo dell’elicottero Sikorsky S-76B marche N72EX. Il velivolo precipitò a Calabasas, alle 9:47 circa, prendendo fuoco. I vigili del fuoco della contea di Los Angeles spensero l’incendio alle 10:30, confermando la morte di tutti i passeggeri. Secondo i primi rapporti l’elicottero si schiantò a causa della nebbia fitta. Al termine dell’indagine durata cinque mesi, la National Transportation Safety Board, non avendo potuto acquisire prove certe di malfunzionamento del velivolo, attribuì lo schianto a un disturbo neurologico del pilota, causato da una errata percezione dell’accelerazione, poiché, invece di prendere quota, l’elicottero stava abbassandosi.
Il 7 febbraio, al Pacific View Memorial Park di Corona del Mar in California, si tenne il funerale strettamente privato, a termine del quale Bryant e sua figlia furono sepolti. Una commemorazione pubblica si tenne il 24 febbraio allo Staples Center a Los Angeles, dove si riunirono persone comuni, tante personalità del mondo del basket NBA e amici di Bryant. Nel corso della cerimonia si esibirono Christina Aguilera in Ave Maria, Alicia Keys suonando al pianoforte Sonata al chiaro di luna di Beethoven e Beyoncé con un medley di Halo e XO. Quest’ultima è stata definita come una delle canzoni preferite di Bryant; la cantante apportò delle modifiche al testo nel corso dell’esecuzione, omettendo i riferimenti a schianti o alla morte presenti nei versi del brano.
Da wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpico
Fonte foto: Wikipedia; Kobe_Bryant_8.jpg: *Kobe_Bryant_7144.jpg: Sgt. Joseph A. Lee derivative work: JoeJohnson2 (talk) derivative work: JoeJohnson2 (talk) – Kobe_Bryant_8.jpg