Marie José Pérec è nata a Basse Ferre (Guadalupa) il 9 maggio 1968. È stata una delle più grandi interpreti di ogni tempo dei 400 metri piani, la gara killer (la prova che uccide).
La carriera agonistica
Marie José (alta e leggera: 1,80m di altezza per 60 kg di peso), con la sua grazia e le sue armoniose gambe sprigionava una potenza e una forza sorprendenti, tanto da essere chiamata “La gazzella della Guadalupa”.
Dopo il divorzio dei genitori, la madre si trasferisce a Parigi, mentre Marie José viene cresciuta dalla nonna (la Mémère, come la chiama lei) insieme ai suoi 2 fratelli. Eléonor Nelson assume un ruolo particolare nella vita e nelle attività della nipote, da diventare un vero e proprio supporto, facendole scoprire la sua vera natura, riuscendo a coinvolgerla sempre più, acquisendo un ruolo importante paragonabile a quello dei suoi futuri allenatori, che la invogliarono a specializzarsi come velocista.
A soli 13 anni era alta 1,75 m, soprannominata anche “Canna da zucchero” dai compagni non solo per i suoi graziosi movimenti, ma soprattutto per le sue gambe longilinee.
Tutto però ebbe inizio quando viene notata dal marito della sua insegnante di liceo, un istruttore di atletica. Non volle mai abbandonare la sua città natale, ma dopo vari ripensamenti a soli 16 anni si trasferisce a Parigi, come ospite di Jacques Piasenita nel Centro Federale di Creteil, il quale travolgerà la sua personalità: da ribelle e svogliata, a intraprendente e ottimista.
A soli 14 anni, nei 200 m ottiene 24” 12. E a 23 anni, migliora i record nazionali sia sui 100 m (in 10” 96), sia sui 200 m (in 22” 26). Data le sue velocità e potenza, partecipa sempre nel 1991 ai Mondiali di Tokio, dove precede in 49” 13 la tedesca Gritt Breur (classificata terza). Nel 1992 a Barcellona fa una gara che risulta identica a quella dell’americana Valerie Brisco nei 400 m ,in 48” 83. Aggiunge al proprio palmares i titoli europei sui 400 m e la staffetta 4x400m ai Campionati di Helsinki del 1994 e il 2° Oro Mondiale a Goteborg nel 1995. Ha poi preparato i Giochi di Atlanta trasferendosi in California sotto la guida di John Smith.
Il cuore di Marie José era tanto allenato, anche alla sofferenza. Tutti nascono con uno scopo nella vita, ma a volte risulta difficile capirne il senso, o addirittura identificarlo. La Pérec forse ancora non lo sapeva, ma sapeva combattere, e sapeva farlo bene: correva senza sosta, trattenendo il respiro, mirava all’oro e non le importavano gli altri metalli! I suoi passi leggeri non le impedivano di raggiungere alcun traguardo, risaltavano come un arcobaleno vivo, colorato, splendente sui colori spenti delle avversarie. Correva da Spalato a Barcellona, da un Europeo alle Olimpiadi. Oro a Barcellona, record olimpico ancora imbattuto 4 anni dopo ad Atlanta, 48” 25.
La vita
Nel frattempo la sua bellezza statuaria fa colpo anche fuori dagli stadi e dai campi di atletica, entrando così in un altro imponente campo: quello della moda! Sfila per Paco Rabanne, partecipa a show televisivi e fa numerosi servizi fotografici, posando per grandi fotografi, come Herb Ritts. Perde l’anno 1993 sfruttandolo per imparare l’inglese e potersi trasferire negli USA. Ormai una “Star” a tutto tondo, firma contratti multimilionari con la Reebok e la Pepsi, anche se l’atletica rimane ancora la sua vera dote e passione.
Dopo carriera
Dal 2000 inizia ad avere problemi per un’infiammazione al nervo sciatico che non la fa partecipare alle Olimpiadi di Sidney e neppure ai Mondiali parigini del 2003. Sceglie il peggior modo per chiudere la carriera, inventandosi minacce e prende l’aereo e se ne torna in America accompagnata dal fidanzato quattrocentista Usa, Anthony Maybank. Il primo crollo arrivò ai Mondiali di Atene, l’anno dopo Atlanta, a cui rinunciò forse per problemi fisici non presentandosi nemmeno ai blocchi. Come citato, a Sidney nel 2000 lasciò un vuoto enorme e sulla pista australiana rincontra una donna scura come lei, con il suo stesso obiettivo: vincere! Era Cathy Freeman, sua acerrima rivale, aborigena, tozza, con gambe potenti e muscolose, buone per i 200 m ma non abbastanza per i 400 m, che invece vince con poca fatica. Da allora, Marie José non ha più gareggiato. Ha tentato un rientro per partecipare ai Mondiali del 2003 a Parigi, ma poi ha rinunciato.
Siamo all’apoteosi: Marie José abbandona definitivamente le scene non solo atletiche ma anche la luce della ribalta facendo ritorno nella natia Guadalupe e rifugiandosi dalla “Mémère” ritrovando pace e serenità rispetto al mondo della pista che ha dominato, ma forse troppo grande per lei. L’Atletica ha perso definitivamente una delle “Sprinter” migliori.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpico
Fonte foto: Fb: https://www.facebook.com/photo/?fbid=811894280296326&set=a.275079580644468
Marie José Pérec è nata a Basse Ferre (Guadalupa) il 9 maggio 1968. È stata una delle più grandi interpreti di ogni tempo dei 400 metri piani, la gara killer (la prova che uccide).
La carriera agonistica
Marie José (alta e leggera: 1,80m di altezza per 60 kg di peso), con la sua grazia e le sue armoniose gambe sprigionava una potenza e una forza sorprendenti, tanto da essere chiamata “La gazzella della Guadalupa”.
Dopo il divorzio dei genitori, la madre si trasferisce a Parigi, mentre Marie José viene cresciuta dalla nonna (la Mémère, come la chiama lei) insieme ai suoi 2 fratelli. Eléonor Nelson assume un ruolo particolare nella vita e nelle attività della nipote, da diventare un vero e proprio supporto, facendole scoprire la sua vera natura, riuscendo a coinvolgerla sempre più, acquisendo un ruolo importante paragonabile a quello dei suoi futuri allenatori, che la invogliarono a specializzarsi come velocista.
A soli 13 anni era alta 1,75 m, soprannominata anche “Canna da zucchero” dai compagni non solo per i suoi graziosi movimenti, ma soprattutto per le sue gambe longilinee.
Tutto però ebbe inizio quando viene notata dal marito della sua insegnante di liceo, un istruttore di atletica. Non volle mai abbandonare la sua città natale, ma dopo vari ripensamenti a soli 16 anni si trasferisce a Parigi, come ospite di Jacques Piasenita nel Centro Federale di Creteil, il quale travolgerà la sua personalità: da ribelle e svogliata, a intraprendente e ottimista.
A soli 14 anni, nei 200 m ottiene 24” 12. E a 23 anni, migliora i record nazionali sia sui 100 m (in 10” 96), sia sui 200 m (in 22” 26). Data le sue velocità e potenza, partecipa sempre nel 1991 ai Mondiali di Tokio, dove precede in 49” 13 la tedesca Gritt Breur (classificata terza). Nel 1992 a Barcellona fa una gara che risulta identica a quella dell’americana Valerie Brisco nei 400 m ,in 48” 83. Aggiunge al proprio palmares i titoli europei sui 400 m e la staffetta 4x400m ai Campionati di Helsinki del 1994 e il 2° Oro Mondiale a Goteborg nel 1995. Ha poi preparato i Giochi di Atlanta trasferendosi in California sotto la guida di John Smith.
Il cuore di Marie José era tanto allenato, anche alla sofferenza. Tutti nascono con uno scopo nella vita, ma a volte risulta difficile capirne il senso, o addirittura identificarlo. La Pérec forse ancora non lo sapeva, ma sapeva combattere, e sapeva farlo bene: correva senza sosta, trattenendo il respiro, mirava all’oro e non le importavano gli altri metalli! I suoi passi leggeri non le impedivano di raggiungere alcun traguardo, risaltavano come un arcobaleno vivo, colorato, splendente sui colori spenti delle avversarie. Correva da Spalato a Barcellona, da un Europeo alle Olimpiadi. Oro a Barcellona, record olimpico ancora imbattuto 4 anni dopo ad Atlanta, 48” 25.
La vita
Nel frattempo la sua bellezza statuaria fa colpo anche fuori dagli stadi e dai campi di atletica, entrando così in un altro imponente campo: quello della moda! Sfila per Paco Rabanne, partecipa a show televisivi e fa numerosi servizi fotografici, posando per grandi fotografi, come Herb Ritts. Perde l’anno 1993 sfruttandolo per imparare l’inglese e potersi trasferire negli USA. Ormai una “Star” a tutto tondo, firma contratti multimilionari con la Reebok e la Pepsi, anche se l’atletica rimane ancora la sua vera dote e passione.
Dopo carriera
Dal 2000 inizia ad avere problemi per un’infiammazione al nervo sciatico che non la fa partecipare alle Olimpiadi di Sidney e neppure ai Mondiali parigini del 2003. Sceglie il peggior modo per chiudere la carriera, inventandosi minacce e prende l’aereo e se ne torna in America accompagnata dal fidanzato quattrocentista Usa, Anthony Maybank. Il primo crollo arrivò ai Mondiali di Atene, l’anno dopo Atlanta, a cui rinunciò forse per problemi fisici non presentandosi nemmeno ai blocchi. Come citato, a Sidney nel 2000 lasciò un vuoto enorme e sulla pista australiana rincontra una donna scura come lei, con il suo stesso obiettivo: vincere! Era Cathy Freeman, sua acerrima rivale, aborigena, tozza, con gambe potenti e muscolose, buone per i 200 m ma non abbastanza per i 400 m, che invece vince con poca fatica. Da allora, Marie José non ha più gareggiato. Ha tentato un rientro per partecipare ai Mondiali del 2003 a Parigi, ma poi ha rinunciato.
Siamo all’apoteosi: Marie José abbandona definitivamente le scene non solo atletiche ma anche la luce della ribalta facendo ritorno nella natia Guadalupe e rifugiandosi dalla “Mémère” ritrovando pace e serenità rispetto al mondo della pista che ha dominato, ma forse troppo grande per lei. L’Atletica ha perso definitivamente una delle “Sprinter” migliori.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpico
Fonte foto: Fb: https://www.facebook.com/photo/?fbid=811894280296326&set=a.275079580644468