Maurizio Damilano, lo sport, lo aveva scritto nel DNA e venendo da una famiglia di sportivi non poteva essere altrimenti. Vincitore su tutte le strade del mondo, ha dato un contributo eccezionale allo sviluppo della marcia in Italia e nel mondo.

Nato a Scarnafigi (Cuneo) il 6 Aprile 1957, Maurizio cominciò con il mezzofondo, per poi seguire il gemello Giorgio che aveva scelto la marcia. Come lo stesso Giorgio ama ricordare: “Io ed i miei fratelli ci siamo dati alla marcia perché così avevamo la possibilità di andare a gareggiare a Roma. Chi l’aveva mai vista?”. Il terzo fratello, il maggiore dei tre, si chiama Sandro (Scarnafigi 24 Febbraio 1950) è stato il loro allenatore, ex commissario tecnico della FIDAL. Maurizio ha cominciato la sua carriera con i Giochi della Gioventù, vincendo la finale nazionale a Roma nel 1972. Nel 1975 è quarto sui 10 km. In pista agli Europei juniores di Atene, nel ’77 fa l’esordio in maglia azzurra ed al termine della carriera collezionerà sessanta presenze. Nel ’78 è sesto agli Europei a Praga e nel 1979 mentre è in testa a Lugano nella Coppa del Mondo, viene squalificato a 400 metri dal traguardo. L’oro olimpico arrivò nel 1980 a Mosca: Damilano si trovò la strada sgombra dopo la squalifica nel finale del messicano Daniel Bautista e del sovietico Anatoliy Solomin, mentre il gemello Giorgio arrivò 11°. Nel 1981 vince le Universiadi, poi a Valencia è sesto nei 20 km e l’Italia vince la Coppa del Mondo. Nel 1983 è secondo alle Universiadi di Edmonton e vince i Giochi del Mediterraneo. Alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 è bronzo nei 20 km, battuto due messicani, staccato di 13” dal primo e 6’ dal secondo anche se, allora, Damilano era stato fermato per due volte quando era in testa, per marcia irregolare, mentre si ritira nei 50. Nel 1985 alla Coppa del Mondo all’Isola di Mann è secondo nei 20 km, sconfitto in volata da Marin e l’Italia è terza a squadre. Lo stesso anno batte tre record mondiali su pista, 25 e 30 km, primati che farà ancora suoi, migliorandoli ulteriormente, nel 1992 ultimo anno di attività. Nel 1986 è secondo nei 20 km agli Europei di Stoccarda, e si ritira nei 50 km. Vince i Mondiali ed i Giochi del Mediterraneo nel 1987 quindi è sesto a New York in Coppa del Mondo dove l’Italia è seconda. È medaglia di bronzo a Seul nel 1988 alle Olimpiadi nei 20 km cedendo nell’ultimo Km, e chiudendo in 1h 20′ 14″. Nel 1989 è sesto all’Hospitalet in Coppa del Mondo con l’Italia ancora seconda, vince inoltre l’Europeo indoor, anche se la gara non è inserita nel programma ufficiale. Partecipa agli Europei di Spalato nel 1990 e si ritira nei 50 km. Nel 1991 è ancora campione del mondo a Tokyo e vince i Giochi del Mediterraneo nei 20 km. Inoltre a San José in Coppa del Mondo è ottavo nella prova individuale e l’Italia vince ancora la Coppa del Mondo. Succede un po’ di tutto il 24 agosto 1991 a Tokyo. E’ la giornata d’apertura dei campionati mondiali di atletica leggera. Mattina presto. Piove forte e allo stadio olimpico non c’è praticamente nessuno. Tranne i fachiri della marcia, che partono per la 20km. Trentaquattro anni, ormai al termine di una carriera fantastica che l’ha già visto vincere alle Olimpiadi (Mosca 1980) e ai Mondiali (Roma 1987), Maurizio Damilano parte subito all’attacco. Sulla sua scia si mettono i migliori, tra cui il sovietico Michail Shchennikov, di dieci anni più giovane. Pian piano, chilometro dopo chilometro, il gruppo di testa si assottiglia. Si staccano gli azzurri Arena e De Benedictis, cede anche lo spagnolo Plaza. Rimangono Damilano e Shchennikov. Negli ultimi seicento metri, come detto, succede di tutto. Ancora un po’ assonnati, gli organizzatori dei mondiali si “dimenticano” della 20km e quando i due contendenti entrano nello stadio devono fare uno slalom tra la gente in pista e i blocchi di partenza delle batterie dei 100 metri. Poi è il marciatore russo a omaggiare le tradizioni locali con un bell’harakiri: sul primo rettilineo, accelera al massimo, bruciando le ultime energie rimaste per superare l’azzurro. Ce la fa, e crede di aver vinto. Peccato che manchi ancora un giro alla fine della gara. Lui si ferma, Damilano prosegue, anzi, accelera. E lì si chiude la gara. Una vittoria con finale thrilling, a giusto coronamento di una carriera unica. Conclude la carriera con un quarto posto a Barcellona.

Dopo il ritiro

Nel 2001 è inventore, insieme al fratello Giorgio, del “Fitwalking” o “arte del camminare” apportando alla tecnica del Power Walking (importato dagli USA) accorgimenti ed esercizi presi a prestito dalla marcia disciplina sportiva; egli stesso definisce il Fitwalking come una filosofia di vita, che si basa sul principio che non è sufficiente camminare, ma occorre farlo osservando una corretta meccanica del movimento. Nel 2002 in collaborazione coi fratelli, il comune di Saluzzo e la Federazione Italiana di Atletica Leggera, ha fondato la Scuola del Cammino di Saluzzo, centro internazionale di allenamento di marcia e di divulgazione del Fitwalking.
È presidente mondiale in carica del Comitato della Marcia della IAAF, la federazione internazionale di atletica leggera, eletto per il 4° mandato consecutivo.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, campione olimpionico e giornalista

(Fonte foto: Wikipedia)