Nel ciclismo l’entrata in scena di Vittorio Adorni ha segnato un cambiamento d’epoca. Con lui, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista dialettico, vi è stata una rivoluzione rispetto all’immagine tradizionale dei ciclisti. Nato a Parma il 14 novembre 1937, Vittorio Adorni si è avvicinato tardi al ciclismo, precisamente a diciotto anni, durante una gita in bicicletta con due amici sul Passo della Cisa. Tra il 1961 e il 1970 ha conquistato circa novanta vittorie da professionista, tra cui spiccano il Giro d’Italia del 1965, il Campionato Mondiale del 1968 e il titolo di Campione Italiano nel 1969. Adorni era un corridore brillante, eccellente passista e forte nelle cronometro, e riusciva a tenere il passo anche in salita, pur non avendo il fisico ideale per quelle condizioni. La sua consacrazione tra i grandi del ciclismo avvenne nel 1965 con il trionfo al Giro d’Italia.
Dal punto di vista tecnico, la sua debolezza era lo sprint. Nel 1964, durante il Mondiale a Sallanches, rimasto in testa con il francese Anglade, esitò troppo e consentì il rientro di altri quattro corridori, terminando la gara al secondo posto. L’anno successivo, alla Milano-Sanremo, si ripeté una scena simile: Adorni, in eccellente forma, si trovò in fuga con Franco Balmamion, ma nella discesa del Poggio fu raggiunto dall’olandese Arie den Hartog, che lo superò allo sprint sul traguardo di viale Roma.
Nel Giro d’Italia del 1963, Adorni dominò fin dall’inizio, prendendo la maglia rosa già nella prima giornata. Tuttavia, nella tappa decisiva, la celebre Cavalcata dei Monti Pallidi, ebbe un cedimento sul Passo Valles e perse la ruota di Balmamion, finendo fuori classifica dopo essere arrivato con due minuti e mezzo di ritardo.
Il 1968 fu l’anno del Campionato Mondiale a Imola. Al terzo giro, a circa duecento chilometri dall’arrivo, Adorni andò in fuga con il belga Rik Van Looy, il portoghese Joaquim Agostinho e l’italiano Lino Carletto. Quando si accorse che i suoi compagni di fuga erano stanchi, scattò sulla rampa di Frassineto e continuò in solitaria. Il percorso, particolarmente impegnativo, permise alla squadra italiana di bloccare Merckx e di controllare il gruppo, mentre il distacco di Adorni aumentava vertiginosamente. Al traguardo, il belga Willy Van Springel, che arrivò secondo, accusò un ritardo di ben nove minuti e cinquanta secondi: ancora oggi, è il massimo distacco registrato nella storia dei Mondiali dal dopoguerra.
In totale in carriera ha vinto 60 corse professionistiche e vestito complessivamente per 19 giorni la maglia rosa di leader del Giro.
Lasciata l’attività agonistica, proseguì per un certo periodo la professione di commentatore televisivo. Per due anni fu poi direttore sportivo alla Salvarani, mentre nel 1973 ebbe lo stesso incarico alla Bianchi-Campagnolo. Ha in seguito ricoperto la carica di presidente del Consiglio del ciclismo professionistico all’interno dell’Unione Ciclistica Internazionale, nonché dal 2006 al 2009 quella di assessore allo Sport del Comune di Parma.
È morto a Parma, all’età di 85 anni, nel giorno della vigilia di Natale del 2022; è stato sepolto presso il Cimitero Monumentale della Villetta a Parma.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpico
Fonte foto: Di Gorgio Lotti (Mondadori Publishers) – http://www.gettyimages.co.uk/detail/news-photo/the-italian-cyclist-vittorio-adorni-posing-at-the-start-of-news-photo/141553581, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41809520
Nel ciclismo l’entrata in scena di Vittorio Adorni ha segnato un cambiamento d’epoca. Con lui, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista dialettico, vi è stata una rivoluzione rispetto all’immagine tradizionale dei ciclisti. Nato a Parma il 14 novembre 1937, Vittorio Adorni si è avvicinato tardi al ciclismo, precisamente a diciotto anni, durante una gita in bicicletta con due amici sul Passo della Cisa. Tra il 1961 e il 1970 ha conquistato circa novanta vittorie da professionista, tra cui spiccano il Giro d’Italia del 1965, il Campionato Mondiale del 1968 e il titolo di Campione Italiano nel 1969. Adorni era un corridore brillante, eccellente passista e forte nelle cronometro, e riusciva a tenere il passo anche in salita, pur non avendo il fisico ideale per quelle condizioni. La sua consacrazione tra i grandi del ciclismo avvenne nel 1965 con il trionfo al Giro d’Italia.
Dal punto di vista tecnico, la sua debolezza era lo sprint. Nel 1964, durante il Mondiale a Sallanches, rimasto in testa con il francese Anglade, esitò troppo e consentì il rientro di altri quattro corridori, terminando la gara al secondo posto. L’anno successivo, alla Milano-Sanremo, si ripeté una scena simile: Adorni, in eccellente forma, si trovò in fuga con Franco Balmamion, ma nella discesa del Poggio fu raggiunto dall’olandese Arie den Hartog, che lo superò allo sprint sul traguardo di viale Roma.
Nel Giro d’Italia del 1963, Adorni dominò fin dall’inizio, prendendo la maglia rosa già nella prima giornata. Tuttavia, nella tappa decisiva, la celebre Cavalcata dei Monti Pallidi, ebbe un cedimento sul Passo Valles e perse la ruota di Balmamion, finendo fuori classifica dopo essere arrivato con due minuti e mezzo di ritardo.
Il 1968 fu l’anno del Campionato Mondiale a Imola. Al terzo giro, a circa duecento chilometri dall’arrivo, Adorni andò in fuga con il belga Rik Van Looy, il portoghese Joaquim Agostinho e l’italiano Lino Carletto. Quando si accorse che i suoi compagni di fuga erano stanchi, scattò sulla rampa di Frassineto e continuò in solitaria. Il percorso, particolarmente impegnativo, permise alla squadra italiana di bloccare Merckx e di controllare il gruppo, mentre il distacco di Adorni aumentava vertiginosamente. Al traguardo, il belga Willy Van Springel, che arrivò secondo, accusò un ritardo di ben nove minuti e cinquanta secondi: ancora oggi, è il massimo distacco registrato nella storia dei Mondiali dal dopoguerra.
In totale in carriera ha vinto 60 corse professionistiche e vestito complessivamente per 19 giorni la maglia rosa di leader del Giro.
Lasciata l’attività agonistica, proseguì per un certo periodo la professione di commentatore televisivo. Per due anni fu poi direttore sportivo alla Salvarani, mentre nel 1973 ebbe lo stesso incarico alla Bianchi-Campagnolo. Ha in seguito ricoperto la carica di presidente del Consiglio del ciclismo professionistico all’interno dell’Unione Ciclistica Internazionale, nonché dal 2006 al 2009 quella di assessore allo Sport del Comune di Parma.
È morto a Parma, all’età di 85 anni, nel giorno della vigilia di Natale del 2022; è stato sepolto presso il Cimitero Monumentale della Villetta a Parma.
Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpico
Fonte foto: Di Gorgio Lotti (Mondadori Publishers) – http://www.gettyimages.co.uk/detail/news-photo/the-italian-cyclist-vittorio-adorni-posing-at-the-start-of-news-photo/141553581, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41809520